Sono comparsi di notte, all’improvviso, calati come una macabra minaccia sulla testa dei giocatori della Roma. I fantocci con le maglie di De Rossi, Nainggolan e Salah, sospesi lungo un ponte di via degli Annibaldi, nei pressi del Colosseo, sono l’ultima immagine, di certo la più tetra, del buco dentro cui pare essersi infilato da troppo tempo il malato tifo italiano. Evidentemente la sconfitta nel derby contro la Lazio e una classifica giallorossa peggiorata negli ultimi tempi sono bastate a produrre questa assurda, criminale azione. Sullo striscione che accompagnava i manichini c’era scritto: “Un consiglio senza offesa, dormite con la luce accesa”. Terribile.
Purtroppo non è la prima e non sarà l’ultima volta che i giocatori di una squadra finiscono per essere presi di mira dai propri sostenitori, vergognosa espressione di una passione trasformata in pericolosa patologia. Ogni volta è come se si assistesse a un’escalation. Dai cori allo stadio alle minacce fuori dallo spogliatoi, poi i pugni e addirittura le macchine bruciate a qualche presidente. Regole che assomigliano in tutto e per tutto a quelle della malavita e non dello sport, che ha valori e principi molto diversi. Avvertimenti, intimidazioni, violenza psicologia e spesso fisica: di questo è fatto il quotidiano nel nostro pallone. Quasi sempre nella paura di parlare, nell’omertà, tra protagonisti della domenica che in privato subiscono le ritorsioni e in pubblico difendono la “piazza”, la mitologica piazza.
In un solo anno, secondo i dati di “calciatori sotto tiro”, l’osservatorio istituito dall’Assocalciatori per monitorare il fenomeno, i casi sono raddoppiati. Oltre 110 la scorsa stagione, un quarto dei quali nella sola Serie A. Ma nessuno è immune: la metà degli episodi si concentra nel mondo dei dilettanti, dove vive un sommerso spaventoso e poco dichiarato. I calciatori vivono sempre di più nella paura, nel ricatto. E’ la guerra nascosta che si combatte dietro le luci del successo e dietro la ricchezza di certi contratti. Quanto accaduto ieri notte a Roma – terribile nella forma e nella portata del messaggio – è l’ennesimo scivolamento verso il basso. Al quale non vogliamo e non dobbiamo rassegnarci. Ognuno facendo la propria parte, cercando di resistere ai nuovi barbari del calcio.
Sky Sport ha scelto di non mostrare, in tv come sul web, l’immagine dello striscione esposto contro i giocatori giallorossi. Non ha nulla a che vedere con il calcio, con lo sport, con un comune senso di civiltà, nel quale crediamo. Soprattutto oggi, soprattutto di fronte a certe pagine.
Fonte: SkySport