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Dalla Fiorentina a eroe, l’Italia ringrazia Zohore

Kenneth Zohore, attaccante della Danimarca U21 (Getty)

15 reti con Semplici in Primavera, poi…

Zohore arriva alla Viola nell’estate 2012 col classico bagaglio di sogni e di speranze: “Mi mancano i miei cari in Danimarca, ma non mi arrendo alle prime difficoltà del calcio italiano”. Operazione da circa 1 milione e contratto niente male, dal Copenaghen alla Primavera. Per lui anche un ritiro in prima squadra, allenandosi con Nicola Caccia nei colpi di testa: “Volevano farmi crescere per i primi sei mesi, imparando il gioco e la lingua”. 15 reti con Leonardo Semplici in panchina. Poi, però, nessuna presenza coi “grandi” e un paio di prestiti in patria per ritrovare il giusto smalto: Brondy, Goteborg, fino al trasferimento all’Odense a titolo definitivo: “Forse arrivai troppo giovane – disse qualche anno dopo – “avevo una concorrenza enorme! C’erano Toni, Gomez, Cuadrado, svincolarmi fu la scelta migliore”. Italia-Danimarca, andata e ritorno. 

I provini con Inter e Chelsea, fino al Cardiff

Nuova vita, ma guai abbattersi. Neanche all’ennesima beffa della sorte: qualche anno prima, infatti, disputò un paio di provini con Inter e Chelsea. Risultato: scartato. “Ma guai mollare”. Qualità evidenti, un classe ’94 dal gol facile… come Drogba, suo cugino di secondo grado. Nel 2012 debutta contro l’Aarhaus diventando il più giovane esordiente della Superliga danese (16 anni e 35 giorni), mentre nello stesso mese fa il suo esordio in Champions contro il Barcellona. In molti lo considerano un predestinato e la Fiorentina coglie al volo l’occasione, 800mila euro al Copenahghen. ma la “sliding doors” non è quella tanto attesa. Svincolo. Anche se verso l’Italia non c’è nessun rancore: “Ho imparato il significato di duro lavoro”. Odense, Kortrij, Cardiff: 12 reti e 5 assist nell’ultima stagione e “pass” per gli Europei U21. Il cammino è amaro, la Danimarca esce ai gironi nonostante un 4-2 contro la Repubblica Ceca. Ma gli azzurrini passano in semifinale e “ringraziano” Zohore. Questione di… riconoscenza. 

Fonte: SkySport

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