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La favola di Murgia, “core” di questa Super Lazio

Alessandro Murgia bacia la Supercoppa Italiana: il giovane centrocampista ha segnato nel recupero la rete decisiva del 3-2 che ha regalato il trofeo alla Lazio (foto da Instagram)

Il giovane centrocampista è l’eroe della Supercoppa Italiana vinta dalla Lazio, autore del 3-2 nel recupero del match contro la Juventus all’Olimpico. Cresciuto nel settore giovanile biancoceleste sotto la guida di Simone Inzaghi, aveva già vinto il trofeo con la Primavera. Pronto all’Under-21, e in futuro…

“Credi che chi c’ha l’oro sia ‘n signore. L’oro pe’ me nun conta… conta er core”. I versi scelti dai tifosi laziali accompagneranno per sempre il ricordo della sera dei miracoli di questo ragazzino “co’ l’occhi belli e pieni de’ dolcezza” che sembra veramente uscito da un vecchio stornello trasteverino. La favola di Alessandro Murgia è quella di Simone Inzaghi, che l’ha cresciuto nel settore giovanile biancoceleste e non ha avuto paura di rischiarlo nel momento più delicato della finale di Supercoppa italiana, con la Juventus concentrata – finalmente – a produrre il massimo sforzo nel disperato tentativo di riaprire il match.

E quando Dybala non solo l’ha riaperto ma aveva persino rimesso in parità la sfida, facendo intravedere l’incubo (per i laziali, stremati) dei supplementari, quella sostituzione si era rivelata una coincidenza ai limiti della maledizione (i capitolini erano reduci da 10 sconfitte consecutive con i bianconeri). I crampi di Lucas Leiva, fin lì tra i migliori; Murgia che entra all’80’ e la Lazio prende due “piazzati” (punizione e rigore) “nel giro di pochi minuti…  Ma nella canzone che ha ispirato la coreografia della Curva Nord (“Passione romana” di Romolo Balzani) il giovane si ribella alla ricchezza della “signora”: “Tu sei signora e io so’ ‘n poveretto, però ‘sto core è ricco più de te…”. E ancora: “Tu sei signora e vivi in mezzo all’oro, io preferisco a vive de’ lavoro”. Anche se segnare non è il suo vero mestiere…

Biglia chi?

Non ai livelli di Ciro Immobile, almeno. Pare, anzi, che una volta (ai tempi degli Allievi, non molto lontani per la verità) si rifiutò di giocare un derby perché l’allenatore voleva schierarlo in avanti. “A centrocampo o non gioco” disse. E guardò quasi tutta la partita accanto al mister…

Alessandro è nato a Roma il 9 agosto del 1996 ed è entrato nella scuola calcio della Lazio a 12 anni. Da quel momento indosserà sempre la maglia numero 10, oggi sulle spalle di Felipe Anderson che, insieme a Keita (per ragioni diverse, problema all’inguine per il brasiliano) era l’altro grande assente tra gli uomini di Inzaghi. Chissà, se Anderson avesse giocato… Se la Lazio non avesse venduto Biglia al Milan… E se ci fosse stato Bielsa in panchina… Insomma, per vedere in campo un talento italiano ce ne vuole di fortuna!

L’esordio e il primo gol

Nel suo palmarès c’era già una Supercoppa, insieme a due Coppe Italia, conquistate negli anni della Primavera e proprio sotto la guida di Inzaghi, che la scorsa estate l’ha voluto con sé in prima squadra. Lanciandolo in Serie A già alla quarta giornata, il 17 settembre (9 minuti contro il Pescara, entrato sul risultato acquisito di 3-0). Un mese più tardi un’altra chance, stavolta non è uno “scherzo” e il numero 96 ci mette cinque minuti a lasciare il segno, portando in vantaggio la Lazio in casa del Torino con una “capocciata” sugli sviluppi di un angolo (festa a metà, finirà 2-2 con rigore di Ljajic nel recupero). Non sarà una punta, ma in effetti con la Primavera aveva una certa confidenza con la porta, le sue 22 reti (+ 7 assist) in meno di cento presenze fanno pensare che il tecnico (Fabio Bianchi) che voleva schierarlo in attacco non fosse proprio un matto… Da lì collezionerà tanti altri spezzoni in campionato (segnerà un altro gol nel ko di Firenze, il 2-3); titolare a San Siro con l’Inter nella vittoria per 2-1 ai quarti di Tim Cup e utilizzato per alcuni minuti anche nelle semifinali con la Roma. Resterà in panchina nella finale vinta 2-0 dalla Juve, ma la Supercoppa è un piatto da servire freddo…

Compagnia… di bandiera

Qualche giorno dopo la finale di Coppa Italia era stato inserito tra i pre-convocati di Gigi Di Biagio per gli Europei Under 21, ma rimane fuori dalla lista ufficiale. C’era invece il suo vecchio compagno delle giovanili, ora in prestito al Benevento Danilo Cataldi – altro gioiello della “nidiata” biancoceleste, come Cristiano Lombardi – cui i laziali non hanno perdonato l’esultanza al gol di Pandev nel 2-2 della scorsa stagione a Marassi con il Genoa (“Per uno come te non c’è più posto. Arrivederci e grazie” il duro comunicato della Curva Nord per Cataldi). Detto che Murgia rappresenterà il futuro dell’Azzurrini, all’Olimpico non sarà dispiaciuto nemmeno al ct della Nazionale maggiore Gian Piero Ventura, sebbene non sia ancora il caso di volare così in alto, a quello ci pensa già la fidanzata Eleonora, hostess dell’Alitalia…

La sorella attrice e il cognato calciatore

Eleonora e Alessandro sono fidanzati da oltre 2 anni e mezzo (precisamente dal 24 dicembre 2014) e l’esultanza a forma di cuore per il gol alla Juve era anche per lei, come per la sua famiglia, cui è legatissimo. Mamma Antonella e papà Francesco, ex bancario in pensione, il primo a credere nel talento di Alessandro. E poi per la sorella Nicole, che fino a qualche tempo fa era più famosa del fratello calciatore, da attrice… e moglie del genoano ed ex milanista Andrea Bertolacci, che dispensa sempre molti consigli al “cognatino”, diventato zio a gennaio del piccolo Matias, che adora alla follia. 

Cuore d’oro

Ma in questo “core” così grande c’è spazio anche per i piccoli pazienti della Fondazione Santa Lucia di Roma, centro di Neuroriabilitazione infantile che ha in cura oltre 300 bambini con lesioni cerebrali e sindromi genetiche rare. Qualche mese fa Alessandro è andato a trovarli insieme a Felipe Anderson e al presidente Lotito, proprio nella settimana in cui gli era stato rinnovato il contratto fino al 2022. E se abbiamo cominciato con uno stornello, vogliamo chiudere con i versi d’amore (okay, un “post”) scritti su Instagram da Alessandro per questi bambini: “Portare il sorriso a chi l’ha smarrito ti dà la forza per lavorare sempre di più ed essere per loro un simbolo di felicità e speranza. Il calcio è lo sport più bello del mondo, quando restituisci quello che hai a chi ti sta intorno“.

Fonte: SkySport

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