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Arbitri confusi, attese interminabili, maxi recuperi: Var, croce e delizia

ROMA – Primo breve bilancio tecnico, umano e semiserio sull’introduzione del Var nei campionato italiano di calcio.

Il Var, la Var
Cominciamo dal nome. Acronimo fin troppo anonimo (Video Assistant Referee), buono più che altro per i giochi di parole: “Chiacchiere da Var”, “Così non Var”, “Var Sport”, “Ma Var…” Del o della Var non è chiaro nemmeno il genere, ingenerando confusione. Tralasciando l’arcaica “moviola” che richiamava le pizze di pellicola di Sassi & Vitaletti, si poteva usare il classico e banale “replay”. Che tutto sommato significa “rigiocare”.

Il baraccone
Il/La Var ha fatto sparire i famigerati arbitri di porta che raramente in questi anni ne hanno azzeccata una. Tolti i due angeli custodi dei portieri, abbiamo un VAR (l’arbitro supervisore), un AVAR (un altro arbitro assistente all’arbitro supervisore). Un paio di tecnici video nel pullman regia, l’autista del pullman regia, un assistente al video in campo, un paio di addetti alla sorveglianza dell’area video. Ormai per arbitrare una partita di serie A servono almeno una dozzina di persone. Un caso positivo di tecnologia che produce lavoro umano e non lo distrugge…

Il gesto dell’arbitro
L’innesco e anche la decisione del meccanismo Var è un gesto preciso: l’arbitro che disegna con gli indici il rettangolo di una televisione in aria. Questa è anche una dichiarazione di resa precisa: non ci ho capito un tubo vado a vedere.

La macchina del tempo
La potenza del Var è notevole, assoluta. In sostanza è una macchina del tempo. Puoi usarla per decidere sull’episodio, ma anche su tutto ciò che è avvenuto prima. La macchina del tempo può andare indietro un secondo, ma teoricamente anche un minuto, due, mezzora. Prendiamo il caso del rigore assegnato contro la Juve: l’arbitro rileva un calcione di Rugani su Galabinov. Ma non il fuorigioco millimetrico pochi istanti prima del giocatore del Genoa. Sollevando le classiche polemiche social tra juventini e antijuventini. Ora il punto è proprio questo, e se prima ci fosse stato un fallo invertito, o una gomitata, o un altro fallo? Il popolo del calcio tende a una rivisitazione totale, una specie di doppio arbitraggio, esame e riesame. Insomma la tentazione della macchina del tempo per correggere il “passato” è micidiale, ed è meglio fermarla subito.  

Overdose di Var
Altrettanto pericolosa è l’overdose di Var. Che poi è quello che dice Buffon, ma sostanzialmente anche quello che dice il designatore Nicola Rizzoli. Esiste un calcio reale e un calcio virtuale. La partita è sempre diretta dall’arbitro, il Var è solo uno strumento che serve a correggere errori fondamentali, che stravolgono la partita. Non l’arbitro a sua volta. Per fortuna.

Deresponsabilizzazione dell’arbitro
L’arbitro è sicuramente in parte deresponsabilizzato, un po’ meno protagonista, anche se sempre al centro dell’attenzione, ma più un impiegato dell’arbitraggio che un arbitro vero e proprio. Adesso è un funzionario che deve certificare se Cannavaro gli sta dicendo la verità “Guarda che l’ho presa prima di testa” o lo sta prendendo in giro (ha detto la verità, ndr). Pensate a Concetto Lo Bello – che pure nel ’72 andò alla moviola di Sassi e ammise di non aver dato un rigore al Milan contro la Juve per un fallo di Morini su Bigon – alle prese col Var…

Il tempo infinito, il tempo effettivo e i maxi recuperi
L’effetto più clamoroso dell’utilizzo del Var per adesso sono i maxi recuperi (9′ per Milan-Cagliari) e la partita che si avvia a un tempo indefinito. I 9′ minuti di San Siro sono il 20% di un tempo. La partita ormai non dura più 90 minuti, ma si avvia tranquillamente verso i 100. Dopo la moviola in campo prossimo passo degli innovatori del football sarà dunque quello del tempo effettivo, stile basket. Due tempi da 30′?

Partite più regolari?
Sicuramente il sistema offre partite più corrette, regolari, giuste, valutate con maggior attenzione. Almeno per quanto riguarda, secondo regolamento, gol, rigori, espulsioni e scambi di persona. Spal-Udinese 3-2 con due interventi lunghissimi della moviola ha alla fine dato un risultato corretto Il Var non è la “Gol Line Tecnology” che offre un dato certo, assoluto, netto. Serve sempre l’interpretazione dell’arbitro.

I luoghi comuni
Ultime chiacchiere dal tifo: la Juve adesso non vincerà più tanto facilmente, il Var tifa Milano perché falli pesanti di Skriniar su Perotti in Roma-Inter e Bonucci su Joao Pedro in Milan-Cagliari non sono stati rivisti dal Var. Va bene, tutto secondo copione.

L’attesa e la moviola della moviola
All’interno della partita si è così creato un nuovo spazio, quello dell’attesa della decisione dell’arbitro in caso di Var. Si va per ora da un minuto fino a tre. Allegri ha chiesto che sia utilizzato come un time out per dare disposizioni ai giocatori. Bisognerà farci l’abitudine, i creativi si metteranno subito all’opera per definire e meglio utilizzare lo spazio. Attenzione però perché durante Milan-Cagliari quando i giocatori si fermavano a bere e rinfrescarsi notata la scritta in tv “Cooling break”. Infine, se pensavamo che la moviola in campo uccidesse la moviola alla tv e il lavoro di Cesari & C, beh ci sbagliavamo. La moviola della moviola è la quintessenza della moviola…

HAL 9000
Nei primi due turni di serie A il Var è intervenuto 12 volte, quasi sempre correggendo in maniera giusta gli errori, ma soprattutto se ne è chiesto molte altre volte l’intervento. E’ la tentazione di HAL 9000 in “2001 Odissea nello spazio” un supercomputer che fa tutto, perfetto, più vicino alla divinità che alla macchina, che prescinde dall’uomo e se ne rende totalmente autonomo e indipendente. Ma che potrebbe poi comportarsi da uomo, essere contagiato ed esprimere dunque sentimenti, amori e antipatie, assegnare rigori secondo tifo. Fino a quando un erede di Lo Bello dovrebbe intervenire per spegnerlo e sostanzialmente ucciderlo.

var

serie A
Protagonisti:

Fonte: Repubblica

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