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Lettera a Buffon: “Gigi portami la Coppa grande”

Caro Gigi,
sono nato il giorno prima di te, un venerdì di gennaio di fine anni Settanta. Per questo ti ho sempre seguito, da lontano, come farebbe un amico d’infanzia, uno che ti conosceva da piccolo e tiene d’occhio la tua vita insieme alla sua. Avevamo diciassette anni, diciannove, ventitré anni: tu esordivi in serie A, in Nazionale, passavi alla Juve come il portiere più pagato di sempre, io scrivevo e faticosamente cercavo di farne il mio mestiere.

Eri un matto allora! Mi piacevi perché uscivi sulle gambe di chiunque, dicevi quello che pensavi, venivi dalla città degli anarchici e amavi le donne. A ventott’anni avevo pubblicato da poco il mio primo libro, e ti vidi fare la scelta più nobile della tua carriera: la serie B dopo un mondiale vinto, nel momento in cui i tuoi compagni più forti se ne andavano, e qualunque Real o Barcellona avrebbe coperto d’oro anche te. Allora la mia ammirazione si trasformò in un vero affetto.

Ero con te quando la schiena non ti dava pace, quando parlasti della tua depressione, quando andasti a vivere da solo dopo la fine di un matrimonio. Ero con te a maledire quell’allenatore che ti teneva in panchina e a esultare al tuo ritorno in campo, forte come prima. Ne è passato di tempo, eh? In questi ultimi anni esaltanti di vittorie le cose si sono messe meglio anche per me. Ho scritto libri mentre tu vincevi scudetti e finalmente mi danno da vivere come sognavo.

Eppure, adesso che andiamo per i quaranta (li compiamo tra quattro mesi, Gigi), tu sei un vecchio portiere, io ancora mi sento chiamare giovane scrittore. Tieni duro! Se mi porti la coppa grande io ti porto lo Strega, così brindiamo insieme.

Un abbraccio fraterno

* Paolo Cognetti è uno scrittore italiano. Ha vinto il Premio Strega per “Le otto montagne” (Einaudi).

Fonte: SkySport

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