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I tifosi hanno già scelto: in 127mila per tre gare di campionato. In Champion’s minimo storico

Referendum popolare: Napoli vota lo scudetto. Sceglie l’emozione smarrita tra i riccioli di Diego e Careca più di 27 anni fa e il sogno dei sogni che per troppo tempo non ha osato neanche carezzare. Oggi, però, le cose sono cambiate: la squadra è forte, fortissima, e incanta a tal punto da indurre il popolo della scaramanzia a mandare al diavolo anche i tabù. «Vogliamo lo scudetto», è lo slogan sdoganato a Dimaro dai giocatori-trascinatori: e via a riempire il San Paolo ogni volta di più. Proprio così: 127.052 spettatori in tre partite, quasi il doppio della stagione precedente e tanti in più della prima dell’era Sarri. E la Champions? Minimo storico con il Feyenoord e di nuovo in massa con il Cagliari. E questa volta non può essere un caso: è proprio una scelta. La scelta di Napoli.

L’ECCEZIONE. E allora, le sfumature. Le due sfumature di un azzurro intenso come mai in campionato e fi nora piuttosto sbiadito in coppa. Fermo restando il pienone del preliminare d’agosto con il Nizza: 49.324 spettatori, il massimo stagionale (sfiorato poi con il Benevento). E anche questa volta il dato non è casuale: il ricordo del post Bilbao, del calcione subito in Champions nel 2014 e delle tremende conseguenze sul campionato, ha indotto l’immarcescibile popolo dei tifosi a spingere forte Hamsik e compagni verso la meta. Salvo poi, una volta al sicuro, optare per l’obiettivo che ossessiona da quasi trent’anni: lo scudetto, appunto.

LA PREDILEZIONE. Del resto, all’apice di una consapevolezza acquisita attraverso il gioco e i risultati raggiunti nella seconda parte della stagione precedente, è la squadra stessa ad aver deciso di puntare dritto alla vittoria del campionato. E’ il club a crederci. E’ Sarri in persona a flirtare con l’idea, pur restando fedele a un profi lo sempre umile ed estremamente realistico per indole. Fermo restando una considerazione piuttosto palese dopo la sconfitta con lo Shakhtar, l’unica in undici partite a fronte di dieci vittorie: «E’ possibile – disse il tecnico – che la squadra abbia una predilezione per il campionato». Come la gente.

RADDOPPIATI. In città, a onor del vero, non si parla d’altro: i napoletani ci credono. Sì, credono nell’impresa di rivivere attraverso i Tre Tenori la gioia infinita dei tempi della MaGiCa. E sia chiaro, nessun paragone: soltanto un nuovo, splendido corso atteso come la manna e inseguito passando per il fallimento, le serie minori, la fase di assestamento, la risalita. Del resto il San Paolo, a parità di periodo, non era mai stato così pieno da quando è Sarri il boss: 84.205 spettatori nel primo trittico casalingo del campionato 20152016; 68.256 un anno fa; 127.052 contati fi nora tra Atalanta, Benevento e Cagliari. Mica il fascino di Juve e Milan, con tutto il rispetto per gli avversari incontrati. Chiara l’antifona? In sintesi: 58.796 presenze in più rispetto alla stagione precedente (quasi il doppio) e 42.847 in più del primo ciclo (quasi un terzo in più). E in mezzo, il minimo storico in Champions a Fuorigrotta: 22.577 spettatori. Salvo poi registrarne 42.813 con il Cagliari cinque giorni dopo. Questa è proprio fame.

Corriere dello Sport

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