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Il commento di Corbo: “La Champions costa 4 punti, riserve sotto utilizzate. Urge confronto tra società e Sarri”

Il pareggio brucia come una sconfitta. Ma più che la partita di Verona, parlano le date. Il 17 ottobre il Napoli perde con il Manchester City 2-1, sfiorando il pareggio in un gran finale. Il 21 gioca con l’Inter: primo 0-0 in A, si interrompe la serie positiva di nove vittorie filate. Novembre, ci risiamo: giorno di Ognissanti, il Napoli riperde con il City, 4-2 al San Paolo, ed è sconvolto dall’infortunio di Ghoulam. Il 5, ieri, con il Chievo il secondo pari: senza reti, idee, cuore e gambe. Due sfide di Champions costano al Napoli 4 punti su 36. La squadra sbanda senza l’eccellente Ghoulam, un solo infortunio dopo quello di Milik la tiene in ansia, si avvicina intanto la Juve più sbandata degli ultimi anni.
Questo scenario dimostra che il Napoli si è candidato allo scudetto con tutti i titoli di chi gioca il calcio migliore ma con tutti i difetti di chi si sente più furbo degli altri: vuol vincere senza spendere, punta sia al risultato tecnico che a quello economico, non si attrezza ma si illude di sbancare la serie A senza investire ma guadagnando anche, se è vero che vende per far cassa Strinic, Pavoletti e Zapata. Il Napoli, con riserve contate, di qualità media e sotto utilizzate, è diventato vulnerabile. Si immagina già l’alibi offerto a chi decide. «Ma quelli volevano andar via». Già, ma chi vuole andare via? Chi ritiene di essere emarginato e pagato male. Con tre attaccanti superleggeri, in una stagione che chiama il Napoli a lottare per lo scudetto e in Champions, oltre Milik almeno uno tra Pavoletti e Zapata bisognava trattenerlo. Anche per dare fisicità e alternativa tattica, per giocare sia con gli scattisti che con gli uomini d’urto. Altro cambio che fa discutere. Non c’è un sostituto autorevole anche in prospettiva per Hysaj a destra, si vende Strinic che gioca ora con dignità nella Samp per comprare Mario Rui, che proprio Sarri descriveva in condizione imperfetta fino all’altro giorno, dopo un campionato infelice a Roma, ma preferito «perché conosce il gioco dell’allenatore». Non c’è giocatore che voglia andar via se si sente gratificato nello stipendio e nel dialogo con l’allenatore. Molti tecnici perdono più tempo a parlare con gli esclusi che con i titolari. Chi conosce il calcio, lo sa. Ma queste anomalie non sono riferibili solo all’allenatore, che ha accumulato meriti e risultati. Ma al club nella sua struttura portante.
Quando il presidente annunciava in Trentino lo scudetto, aveva consultato il taciturno Sarri? C’è un programma condiviso tra i due? E se non c’è, perché non si confrontano con tutta la cordialità che impongono i rispettivi ruoli e l’interesse superiore del Napoli? Gennaio è vicino, società e allenatore possono chiarire tutto: se le riserve sono valide per numero e qualità, se sono congrue e poco utilizzate, se ne occorrono altre. C’è tutto il tempo per il più costruttivo dei confronti. Calma, ragazzi. Il Napoli è ancora primo e va a una velocità pazzesca e insostenibile di 101 punti finali. Due pareggi con Inter e Chievo non sono nulla, ma non è mai troppo presto per uno scambio di idee tra Aurelio De Laurentiis, Andrea Chiavelli, Cristiano Giuntoli e Maurizio Sarri. Chi invita gli altri tre ad un aperitivo?

Antonio Corbo per Repubblica Napoli

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