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Pato, 10 anni dall’esordio di un campione fragile

Poteva farsi davvero quel ragazzo, e diventare qualcuno capace di lasciare il segno, nonostante quelle spalle strette. E invece non ce l’ha fatta. Non a trasformarsi in quel campione assoluto che tutti speravano, specie nell’universo rossonero. Pato è come cantava Francesco De Gregori, o quasi. Perché la maglietta era davvero la numero 7, ma per il resto, quella strofa de La leva calcistica della classe ‘68, non funziona. Non con Alexandre Rodrigues da Silva, in arte Pato. Già, arte. Perché dell’arte c’era davvero nei suoi movimenti, nelle sue giocate. Vero, perché altrimenti due gol al Bernabeu contro il Real Madrid non li fai. E non segni nemmeno al Camp Nou dopo 24 secondi lasciando sul posto quattro giocatori del Barcellona con uno scatto da centometrista. La classe c’era, cristallina, ma sembrava segnata dal destino la storia del Papero in rossonero. Perché quando arrivi nella squadra che ha appena vinto la Champions League, e l’anno dopo per quella Coppa non riesci nemmeno a qualificarti, forse era già un presagio di come sarebbero andate le cose. Come? Con l’addio a gennaio del 2013, cinque anni dopo che, in punta di piedi e con l’apparecchio ai denti, si era presentato da minorenne alla Malpensa con il passaporto da futura stella del Milan, e chissà per quanti anni. Il ricordo in rossonero Pato lo ha lasciato, certo, ma molto più flebile di quello che sarebbe potuto essere. Il rimpianto invece c’è, ed è enorme. Quello di un campione fragile, nei muscoli e nel carattere, che dieci anni fa esordiva con una dichiarazione di intenti mica da ridere. Milan-Napoli, 13 gennaio del 2008. San Siro è pieno, lui si allaccia le Mercurial Vapor color arancione e scende in campo, al fianco di Kaka e Ronaldo – il Fenomeno. Con le spalle strette ma con la voglia di spaccare il mondo. Lo chiamavano KaPaRo, e di lì a qualche mese il “Ro” sarebbe passato da Ronaldo a Ronaldinho. C’era tanto margine per sognare, vero, ma l’esplosione definitiva non arriverà mai – se non quella muscolare – e Pato resterà un eterno rimpianto.

Fonte: SkySport

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