Arbitri, Nicchi alza la voce: “Via il nostro voto? Si rischia una nuova Calciopoli”
ROMA – Nessuno tocchi quel 2%, simbolo dell’autonomia e dell’indipendenza degli arbitri, perché si rischia una nuova calciopoli. E si pensi piuttosto ad aiutare gli ufficiali di gara, sia sul piano economico con i rimborsi spese che su quello della sicurezza. Marcello Nicchi alza la voce, a tutela di una classe arbitrale che “anche ieri si è confermata di grande valore, di grande spessore tecnico, il fiore all’occhiello di una federazione che allo stato attuale non esiste, in grande difficoltà, altrimenti non ci sarebbe il commissario”.
NICCHI: “REVOCA 2% AIA PUÒ ESSERE INIZIO NUOVA CALCIOPOLI” – Ospite di ‘Radio Anch’io Sport’ su RadioUno, il presidente dell’Aia non esita a definire “drammatica” la situazione interna. “Non ci si rende conto di quelli che sono i pericoli, le necessità del mondo arbitrale e le cose si stanno aggravando di giorno in giorno – si sfoga Nicchi ai microfoni della Rai -. Ci sono violenze, problemi di budget, rimborsi in ritardo, tutta una serie di cose da migliorare ma ci si preoccupa solo del 2% della nostra rappresentanza in Consiglio federale. E’ incredibile e, dal nostro punto di vista, imbarazzante”. La storia è nota: i principi informatori degli statuti federali dettati dal Coni prevedono la revoca del voto agli arbitri. “All’estero, in Spagna, Germania e Inghilterra, gli arbitri partecipano alle elezioni del presidente federale. Nell’Aia c’è una parte tecnica che va in campo e una politica che sono i dirigenti che sono eletti – prosegue il numero uno dell’Aia – Il 2% è una attribuzione residuale che inorgoglisce il lavoro del nostro movimento ma non cambia gli equilibri del contesto federale. Noi oggi siamo bravi perché siamo autonomi e terzi. Oggi gli arbitri sono una garanzia per tutti, c’è una trasparenza e un lavoro riconosciuto. L’arbitro deve votare, è un principio democratico; dove sta scritto che non dobbiamo esercitare un diritto democratico, un riconoscimento al nostro lavoro. E già il fatto che se ne parli turba la tranquillità di un mondo arbitrale italiano in un momento particolarmente difficile, dove ci si avvia verso la fine dei campionati”.
“NON VOGLIO SCIOPERO MA C’E’ IL RISCHIO CHE ARRIVI” – Il presidente dell’Aia fin qui non ha mai agitato lo spettro dello sciopero e anche oggi ribadisce di voler fare il possibile per evitarlo “ma si sappia che se un giorno qualcuno arriva al campo e non trova l’arbitro, non resti sorpreso”. “Le sezioni non ce la fanno più. Io cercherò di evitare lo sciopero ma i riconoscimenti sono dovuti. E’ anacronistico che il Coni, che è la casa del mondo dilettante, tolga il posto a 34 mila dilettanti per darlo ai professionisti. Vogliono indebolire il peso politico degli arbitri e questo significa minare la nostra partecipazione, la nostra indipendenza, la terzietà, che è nostra forza, aprire scenari nefasti di un passato ancora da dimenticare. Potrebbe essere l’inizio di una nuova Calciopoli”, è l’allarme lanciato da Nicchi, secondo il quale “c’è qualcuno che vuole mettere mano agli arbitri. A chi gioverebbe se non alla serie A visto che tutte le altre componenti sono a nostro favore? Mettere le mani sugli arbitri significherebbe che ognuno direbbe la sua nel modo di designare, nella crescita e nell’organizzazione. Noi siamo bravi perché autonomi e Calciopoli è nata perché la gente andava a mettere le mani su cose che non gli competevano. Oggi invece c’è trasparenza, riconoscimento del lavoro, siamo moderni, tecnologici”. E tornando all’ipotesi sciopero, non c’è solo quel 2% a preoccupare Nicchi. “Ci costringeranno a rimanere a casa perché i genitori non vorranno più mandare i figli ad arbitrare – aggiunge il presidente Aia – Quest’anno ci sono stati già 100 arbitri picchiati, le famiglie non ce la fanno più e non possono più finanziarli per andare ad arbitrare”. E in questo senso, certi toni andrebbero abbassati.
“BUFFON? BISOGNA ESSERE ATTENTI A QUEL CHE SI DICE” – Pur non soffermandosi sull’operato di Oliver, arbitro di Real Madrid-Juve, per il presidente dell’Aia Buffon con le sue dichiarazioni è andato sopra le righe. “E’ un grandissimo campione che si avvia a una bellissima carriera dirigenziale, ma quando stiamo a certi livelli si deve stare attenti a quello che si dice perché ci sono i ragazzini che ascoltano. Poi le parole sono dovute forse al momento e alla tensione. Se fosse successo in Italia? Avrei difeso l’arbitro che non può essere minacciato né prima, né durante, né dopo la partita – afferma Nicchi – Poi ci sono gli organismi preposti che devono giudicare il comportamento di tutti gli atleti in campo”. E sul fatto che forse Collina abbia mandato un direttore di gara troppo giovane, l’ex collega ritiene che avrebbe fatto lo stesso “se avessi visto segnali di una persona di grande affidamento. Le valutazioni vanno fatte come per i calciatori, chi fa il designatore segue l’arbitro nella sua crescita giorno dopo giorno. Collina avrà fatto le proprie valutazioni ritenendolo all’altezza. Nella Can A ci sono 24 arbitri di cui 10 internazionali ma anche 4-5 giovani che sono ormai allo stesso livello”.
“VAR OK E PROSSIMO ANNO ERRORI RIDOTTI AL LUMICINO” – In tutto questo marasma, cresce bene la Video Assistant Referee. “Uno strumento che funziona, migliorabile, ma da tutti accettato e voluto, che fa giustizia. Con la conoscenza sempre più approfondita, attraverso un rapporto sempre più veloce con gli operatori, si andrà a migliorare ancora ma già oggi dobbiamo essere più che soddisfatti riconoscendo però che ci sono stati errori evitabili. Abbiamo arbitri bravi e riconosciuti in tutto il mondo, una organizzazione che funziona, per quanto riguarda l’utilizzo della tecnologia siamo stati i primi a scendere in campo e tutti ci stanno seguendo. Ci sono stati anche degli errori ma se i risultati sono questi, il prossimo anno sarà uno spasso e gli errori saranno ridotti al lumicino”, garantisce il capo dell’Assoarbitri. Fonte: Repubblica.it