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Serie A, 8 cose da seguire della 33^ giornata

Milik però in quei pochi scorci di partita ha dimostrato di poter offrire al Napoli un istinto ad attaccare la profondità di cui oggi ha un disperato bisogno. Con Milik in campo il Napoli perde capacità di palleggio sulla trequarti, e soprattutto la creatività che Mertens – al suo meglio – riesce a mettere in quasi ogni sua giocata. Se però il Napoli oggi sta diventando una squadra che cerca di attaccare in verticale più in fretta, proprio perché non ha più la brillantezza di prima, allora Milik sarebbe una scelta più coerente. Il centravanti polacco attacca la profondità con un istinto verso la porta superiore a quello di Mertens, come ha dimostrato il gol contro il Chievo, dove si è staccato dal marcatore con un movimento laterale quasi impercettibile. In più assicurerebbe una presenza fissa in area di rigore che oggi il Napoli ha solo in Callejon, anche lui non certo al massimo della forma.

Dopo la partita contro il Milan, all’ennesima domanda sulla questione, Sarri si è finalmente scucito, dichiarando che Milik sarebbe presto partito titolare. Il Napoli sembra del resto diventato una squadra che, senza fiato, cerca di svoltare una partita alla volta e Milik in un contesto così ha forse anche più senso di Mertens. Udinese-Napoli sembra la partita perfetta per rivedere il centravanti polacco in campo dal primo minuto dopo 8 mesi.

7. Il Verona è ancora vivo, ma il Sassuolo potrebbe dargli il colpo di grazia

Il Verona di Pecchia è una squadra morente. Da febbraio ha segnato 4 gol e ne ha subiti 20, perdendo addirittura per 3 a 0 contro il Benevento, due giornate fa. In questa incredibile striscia negativa è riuscita comunque a portare a casa 9 punti, frutto di due vittorie per 1 a 0: nel derby contro il Chievo e contro il Genoa; e di un 2 a 1 contro il Torino di qualche settimana fa, propiziato da una mistica doppietta di Valoti. La squadra di Pecchia ha pareggiato appena 4 volte dall’inizio del campionato (meno solo di Benevento, Juventus e Udinese) e interrogato sulla questione Pecchia è stato diretto «Pareggiamo poco perché la mia squadra vuole vincere».

L’impressione è che il Verona sia una squadra in crisi di gioco dall’inizio della stagione. Pecchia ha cambiato tantissimi moduli (4-4-2; 4-2-2-2; 4-3-3; 3-5-2) e calibrato il suo Verona su individualità diverse. C’è stato il momento di Daniele Verde, quello di Moise Kean e Ryder Matos; quello di Alessio Cerci e di Bruno Petkovic. Nessuno di loro è mai sembrato completamente a suo agio nel contesto del Verona: una squadra che gioca in transizione ma senza difendere bene in fase posizionale.

Il campionato del Verona sembra un mistero: la squadra è in difficoltà da così tanto tempo che ogni volta che guardiamo la classifica sembra impossibile che sia ancora in corsa per salvarsi. Gli “scaligeri” sono però stati bravi a non mollare mai davvero mentalmente, approfittando dei momenti di crisi di alcune squadre per mettere insieme i punti che la tengono ancora in vita. Il Verona ha battuto il Milan nel pieno del suo periodo peggiore, ancora in fase di riassestamento con Gattuso; ha battuto la Fiorentina nel momento di massima crisi, punendone le disattenzioni in transizione difensiva; ha battuto il Chievo nella sua spirale negativa e il Torino nella risacca dell’entusiasmo per la cura Mazzarri. A novembre era riuscito a battere il Sassuolo, che due giorni dopo ha esonerato Bucchi per far posto a Iachini.

Anche la stagione negativa del Sassuolo, quindi, parte da lontano. Dopo anni nella parte sinistra della classifica, i neroverdi non sono sembrati a proprio agio a giocarsi la salvezza e il 3-5-2 estremamente pratico messo in campo da Iachini, che ha annullato anni di lavoro sul 4-3-3, non ha dato i risultati sperati. Il Sassuolo è riuscito però a spremere più punti possibili dalle proprie individualità, specie da Politano, e contro il Verona ha la possibilità di tirarsi fuori dalla parte più pericolante di classifica. La squadra di Pecchia ha già dimostrato di poter tirare fuori grandi prestazioni proprio quando tutti la danno già per spacciata.

8. Diabaté farà un’altra doppietta?

Il campionato di Serie A del Benevento è stato tante cose, quasi tutte assurde, e nelle ultime settimane è diventato il one man show di Cheick Diabaté. Eccovi alcune statistiche nonsense che riguardano Diabaté:

  • Ha segnato 7 gol in 6 presenze di Serie A, una media reti quindi di 1,16 x partita, 2.2 x 90 minuti.

  • Diabaté è di gran lunga il giocatore con la media gol più alta fra quelli che hanno giocato almeno 5 partite. Il secondo è Okwonwko con 1.3 gol ogni 90 minuti, il terzo è Immobile – il primo con un campione normale di gol e tempo di gioco – con 1 ogni 90 minuti.

Fonte: SkySport

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