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Guardiola, tra campionato e Champions

Quale connessione stabilire tra la strepitosa cavalcata in Inghilterra e la prematura uscita dalla Champions?

Guardiola resta il più grande, il migliore, sotto il profilo tattico, psicologico? Oppure il “guardiolismo” comincia a diventare fascinazione intermittente? E poi, ancora, si può parlare di spirito rivoluzionario o il Pep inglese, dopo i successi con il Bayern, fatica un po’ troppo ad imporre la sua fantasia al potere fuori dai confini nazionali? Guardiola resta l’allenatore europeo con la più alta percentuale di trofei vinti nell’ultimo decennio: ha stradominato la Premier, vincendola con 5 giornate d’anticipo.

Le lancette del City, nella sua versione più alta, girano con la stessa precisione di certi suoi, infallibili, meccanismi del passato. Anche il City ha il suo marchio, i suoi celebrati principi di gioco, spazi presidiati, recupero, lungo possesso, aggressioni continue. Con investimenti pesanti avrà ulteriori certezze. Ma allora perché, da un po’ di tempo, non è più la Champions  a stabilire la misura dell’innegabile grandezza di Guardiola?

Fonte: Sky

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