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Mondiali 2018, guida al Girone C

Anche i tifosi peruviani hanno fatto quanto in loro potere per far sentire la propria voce, marciando prima per le strade di Lima e radunandosi poi all’Estadio Nacional per mostrare il loro supporto e chiedere l’amnistia per il loro capitano. Al termine di una vera e propria corsa contro il tempo (il 4 giugno era il termine ultimo per presentare le liste), la Corte Suprema svizzera ha deciso di sospendere la squalifica di Guerrero consentendogli di volare in Russia, citando tra le motivazioni proprio l’universale moto di solidarietà nei suoi confronti.

Nella sua prima partita dopo il rientro, il capocannoniere della storia del Perù ha segnato una doppietta contro l’Arabia Saudita, pronto a guidare la propria squadra, per la gioia di tutti i suoi connazionali, ad eccezione, forse, di Sergio Peña che gli ha dovuto fare posto tra i 23.

L’Australia ha vinto l’ultima Coppa d’Asia, ma nello spareggio con la Siria ha faticato molto. Riuscirà a ripetere l’impresa del 2006 e arrivare agli ottavi?

Federico Aquè: «Stiamo tornando indietro, non vediamo il calcio come un investimento, ma come un costo. Abbiamo una mentalità a breve termine, non ci sono molte persone con una visione più ampia di come rendere l’Australia una potenza del calcio mondiale. Al momento, tutto si riduce alla Coppa del Mondo o al prossimo torneo. Credo che in futuro sarà davvero difficile competere in Asia, stiamo già avendo delle difficoltà a livello giovanile. Anche qualificarsi ai prossimi Mondiali sarà più complicato, perché sempre più paesi asiatici investono nei settori giovanili, mentre noi no».

A parlare in maniera così dura del futuro del calcio australiano è l’ex CT Ange Postecoglou, intervistato dal Guardian. Postecoglou ha allenato la Nazionale per quattro anni, ha affrontato il lungo e complicato percorso di qualificazione che ha portato l’Australia ai Mondiali, passando per i due spareggi contro la Siria e l’Honduras, e si è dimesso subito dopo aver raggiunto l’obiettivo per contrasti con la federazione.

Dimessosi Postecoglou, la strategia della federazione australiana è stata quanto meno cervellotica. Prima ha ingaggiato Bert van Marwijk, che si era qualificato ai Mondiali da CT dell’Arabia Saudita, arrivando proprio davanti all’Australia nel girone e costringendola allo spareggio con la Siria, e poi ha immediatamente annunciato il suo successore, Graham Arnold. In pratica, van Marwijk, allenatore estraneo alle dinamiche del calcio australiano, ma esperto e capace di portare l’Olanda in finale ai Mondiali del 2010, è stato messo sotto contratto esclusivamente per i Mondiali, potendo però contare su poche partite per conoscere i giocatori e organizzare la squadra; ad Arnold, tra i migliori allenatori in Australia, è stata invece affidata la riorganizzazione della Nazionale con un contratto di quattro anni.

Con queste premesse, l’obiettivo di raggiungere gli ottavi sembra piuttosto remoto. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, però, l’orizzonte temporale limitato non ha fatto ripiegare van Marwijk verso un gioco esclusivamente speculativo. Anche se non sempre inizia l’azione da dietro, l’Australia è in grado di giocare fasi di possesso prolungate, con movimenti continui di centrocampisti ed esterni d’attacco, e terzini che spingono. Nell’amichevole contro la Repubblica Ceca, vinta 4-0, l’Australia ha combinato una manovra brillante con la volontà di riconquistare immediatamente il possesso dopo un errore, accorciando in avanti e rischiando molto sulle ripartenze avversarie.

Non è detto che un atteggiamento di questo tipo verrà confermato ai Mondiali, e specie contro la Francia è difficile immaginare che l’Australia proverà a essere così ambiziosa, rischiando di lasciare un’intera metà campo in ripartenza agli attaccanti francesi.

Ovviamente le scelte di van Marwijk si adatteranno all’avversario. Contro la Repubblica Ceca, ad esempio, l’Australia aveva: un triangolo centrale di ottima qualità in cui far circolare il pallone, formato da Luongo, sicuro con entrambi i piedi e capace anche di inserirsi, Mooy, il miglior centrocampista australiano per visione e varietà dei passaggi, e Rogic, trequartista del Celtic che sa muoversi e rimanere lucido anche in spazi stretti; due esterni che abbinavano corse in verticale (Kruse a sinistra) e inserimenti in area (Leckie a destra, autore di una doppietta) e due terzini che hanno spinto molto, Risdon a destra e Behich a sinistra. In caso di un atteggiamento più difensivo, van Marwijk può invece contare su Mile Jedinak, autorità del centrocampo australiano che aggiungerebbe equilibrio, esperienza e fisicità e che ha portato la sua Nazionale in Russia con una tripletta contro l’Honduras (ma due gol sono arrivati su rigore).

Anche in difesa e in attacco le possibili combinazioni sono molteplici. La duttilità di molti giocatori nel reparto arretrato apre a diverse soluzioni, ma van Marwijk sembra orientato verso la coppia di centrali formata da Milligan, che può giocare anche a destra e a centrocampo, e da Sainsbury, il miglior difensore australiano, passato anche dall’Inter nei primi mesi del 2017. Quella formata da Milligan e Sainsbury è la coppia che dà più garanzie in fase di impostazione e che permette di tenere la linea difensiva alta. Anche se i momenti in cui pressa nella metà campo avversaria sono rari, con van Marwijk l’Australia si schiera circa all’altezza del centrocampo con l’attaccante e il trequartista inizialmente in verticale e le due linee alle spalle vicine per non concedere spazi al centro e mandare gli avversari sulle fasce.

Fonte: SkySport

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