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Paolo Maldini, un ragazzo di cinquantanni

E’ molto difficile associare il concetto di “mezzo secolo” a quello di “Paolo Maldini”, sembrano realtà davvero troppo distanti. Perché Maldini è l’idea stessa di gioventù in movimento, di corsa senza fine a bordi del prato (quando faceva il terzino di fascia) o nel cuore di quel verde abbagliante, quando invece lo impiegavano come centrale. Ma era talmente atleta, talmente tecnico, talmente rapido, talmente intelligente e tempista, era talmente tutto Paolo Maldini che nel calcio avrebbe potuto ricoprire ogni ruolo, forse persino quello di portiere.

E si fa presto a dire fuoriclasse, ma questo ragazzone con gli occhi color del mare, gli stessi di suo padre Cesare, lo è stato veramente. Il più forte difensore della storia del calcio, un Cabrini ancora più bravo a chiudere e non meno bravo ad attaccare (i “liberi” come Scirea e Baresi sono creature a parte, li assimiliamo più ai centrocampisti, dunque con Maldini non gareggiano). Se chiedete a Del Piero chi sia stato l’avversario più bravo mai incontrato, non avrà dubbi nel rispondere. E come lui tanti altri. Perché non c’era una sola caratteristica di Maldini che non fosse eccellenza assoluta, persino il carattere così poco malleabile che gli ha impedito a fine carriera di diventare una di quelle statiche e, alla fine, abbastanza inutili bandiere (come oggi Totti, non si offenda) del club che li ha ospitati sempre. Lo stesso club, il Milan di tutti i trionfi, che a Maldini negò persino la partita d’addio: uno sfregio indelebile, una vergogna nei confronti dello sport, non solo della storia rossonera.

E’ stato un privilegio raccontare il calcio al tempo di Maldini, ha significato la coscienza del massimo, come quando ti sedevi in tribuna e laggiù sul prato correvano Maradona e Platini. Ma è anche un poco triste, adesso, sapere che pure l’eterna gioventù di Paolo Maldini si accomoda sul nostro divano di cinquantenni. 
 
 
 
 
 
 
 
 

Fonte: Repubblica.it

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