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Depressione e voli persi, la storia di Fernandes

La Russia ha rispettato alla grande gli onori da Paese ospitante, vincendo in maniera netta le prime due sfide contro Arabia Saudita ed Egitto e guadagnandosì così l’accesso agli ottavi di finale. Ora sul cammino della Nazionale di Cherchesov ci sarà la Spagna. Proprio in terra iberica è andato a vicino a trasferirsi in passato uno dei protagonisti della selezione russa, Mario Fernandes. Dietro la sua carriera però c’è molto di più. C’è una storia di depressione che ha rischiato di allontanarlo per sempre dal mondo del calcio. Per sua fortuna, il calciatore del Cska Mosca ha saputo reagire, riprendersi e tornare a fare quello che più amava al mondo. E oggi, a 27 anni, si sta godendo la più grande esperienza della sua vita. E non ha alcuna intenzione di fermarsi qui.

Nel marzo del 2009 infatti il difensore firmò il suo primo contratto con il Gremio ma, dopo meno di una settimana, fece perdere le sue tracce. Nessuno sapeva dove fosse, né la sua famiglia né i suoi amici, tant’è che fu aperta un’indagine. Al quarto giorno da “scomparso” poi, il neodiciottenne fu ritrovato stanco e affamato nella casa dello zio a Jundiai, San Paolo, distante oltre 1000 km da Porto Alegre dopo aver passato le giornate precedenti tra Londrina e Florianopolis, lontano dall’affetto di tutti i suoi cari. Un atteggiamento insolito per un ragazzino molto semplice e tranquillo, come descritto dai genitori, e probabilmente turbato dal comportamento del Sao Caetano, suo ex club, che lo aveva ceduto a titolo definitivo, mentre Fernandes si aspettava il trasferimento per un solo anno. Sembrò l’inizio della fine per il giovane calciatore, colpito da una profonda depressione che avrebbe potuto comprometterne la carriera. E invece il ragazzo classe ’90, dopo 30 giorni passati in cura presso l’ospedale di San Paolo, riuscì a risollevarsi e a tornare a giocare grazie all’idoneità ricevuta dai medici. Da lì il suo percorso di crescita ricominciò, attirando le attenzioni dei grandi club con prestazioni da gigante sia nel ruolo di centrale che in quelle di terzino difensivo. Un miglioramento costante che, a 21 anni, gli valse la prima chiamata della Nazionale brasiliana. La sfida era di quelle affascinanti, il SuperClasico contro l’Argentina, ma Mario perse l’aereo su cui avrebbero dovuto viaggiare i giocatori verdeoro e di conseguenza anche la chance di debuttare con la maglia della Seleçao. Nessuno, ancora oggi, sa con certezza cosa sia successo quel giorno e per quale motivo non si sia presentato al ritiro.

Fonte: SkySport

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