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Inghilterra-Svezia, le chiavi della sfida

La Coppa del Mondo è la competizione internazionale preferita dalla Svezia. Se agli Europei il migliore risultato è stato la semifinale in casa nel 1992, ai Mondiali la Nazionale scandinava ha raggiunto una finale nel 1958, persa a Stoccolma contro il Brasile dell’esordiente Pelè, e un terzo posto a USA ’94. In quell’occasione solo un gol di Romario a dieci minuti dalla fine dei tempi regolamentari della semifinale contro il Brasile aveva negato alla Svezia l’occasione di giocare per il titolo contro l’Italia di Arrigo Sacchi. Da allora però gli svedesi hanno raggiunto la fase finale della Coppa del Mondo solamente in due occasioni prima di adesso – nel 2002 e nel 2006 – venendo eliminati entrambe le volte agli ottavi di finale. Le imprese della nazionale del 1994 sono adesso esplicitamente richiamate dai giocatori della Svezia, che ricordano le partite di 22 anni fa e aspirano addirittura a migliorare il terzo posto ottenuto negli USA.

Il primo ostacolo tra gli scandinavi e il sogno di arrivare a giocare a Mosca il 15 luglio è l’Inghilterra di Gareth Southgate, il cui approdo alle semifinali dei Mondiali è ancora più datato di quello svedese e risale all’edizione svoltasi in Italia nel 1990.

Una Svezia simile a quella del 1994

La Svezia è giunta ai quarti grazie a una convincente vittoria contro la Svizzera, dopo il primo posto nel girone ottenuto con un autorevole e non certo banale successo per 3-0 contro il Messico. La partita contro la Svizzera è emblematica delle qualità della squadra del tecnico Janne Andersson: difesa bassa, compatta e ordinata e ripartenze che, a dispetto di una qualità tecnica diffusa non troppo elevata, riescono a essere efficaci.

I punti di contatto tra la nazionale di oggi e quella del 1994 non sono pochi. Anche nel 1994 la Svezia giocava un 4-4-2 molto attento in fase difensiva e attaccava in maniera lineare e rapida sfruttando la fisicità dei suoi attaccanti (Kenneth Andersson e Dahlin), lasciando i suoi elementi di maggiore tecnica sulle fasce (Brolin).

In fase di non possesso la Svezia gioca una zona quasi integrale, attentissima al presidio degli spazi favorito dal baricentro sempre piuttosto basso. Alcuni dati sono illuminanti: nonostante conceda il possesso agli avversari la Svezia è solo al quart’ultimo posto per tackle p90 ai Mondiali, dietro Spagna, Inghilterra (che tenendo il pallone hanno meno occasioni di contrastare gli avversari in possesso palla) e Senegal: gli svedesi preferiscono proteggere lo spazio e non andare ad affrontare direttamente gli avversari. È però la squadra che intercetta più tiri (7.3 p90) e che effettua più spazzate (30.5 p90) a dimostrazione della priorità data al controllo degli spazi centrali.

In fase difensiva gli scandinavi hanno quindi ampiamente dimostrato di essere in grado di sigillare gli spazi interni del loro 4-4-2, proprio quelli ricercati con continuità dall’attacco di Southgate. L’Inghilterra prova ad attirare fuori la pressione avversaria con la circolazione palla del rombo arretrato del suo 3-1-4-2, per servire le mezzali negli half-spaces o le punte alle spalle del centrocampo avversario. La riluttanza della Svezia a salire in pressione e a proteggere il centro fornirà una sfida ostica per le tendenze dell’attacco di Southgate, già in difficoltà contro la mirata tattica difensiva  progettata dal tecnico della Colombia Peckerman. In fase di contrattacco la coppia di attaccanti svedesi Berg-Toivonen possiede un’intesa e una sincronia tale da potere mettere sotto pressione la difesa inglese. Con 1.34 xG la sottovalutata fase offensiva svedese è la settima per expected goal prodotti a partita dell’intero mondiale, mentre la retroguardia britannica non è sempre apparsa impeccabile nelle marcature e nella gestione degli spazi nell’ultimo terzo di campo. La squadra di Southgate è abbastanza efficace in fase di gegenpressing ma, se la palla riesce a giungere nella sua zona arretrata, le letture dei tre difensori e degli esterni non sono sempre corrette.

Fonte: Sky

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