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Russia-Croazia, le chiavi della sfida

Quello tra Croazia e Russia è sulla carta il quarto di finale meno interessante e più sbilanciato di questo Mondiale. Eppure entrambe le squadre arrivano dopo un percorso brillante, dove la Croazia ha confermato le aspettative iniziali e la Russia si è distinta come una delle sorprese più grandi e inattese.

La Croazia arrivava al Mondiale alla fine del ciclo di alcuni dei suoi migliori giocatori – Modric, Mandzukic, Perisic, Rakitic – e con quelli che dovrebbero prendere il loro posto a un punto ancora indefinito del loro sviluppo – Kovacic, Brozovic, Pjaca, Rebic. Per questo ci poteva essere qualche incertezza, spazzata via nelle tre partite di un girone vinto con autorità, impreziosito dallo storico 3 a 0 contro l’Argentina.

La Russia invece arrivava come la squadra con il ranking FIFA peggiore del Mondiale, al culmine della crisi del proprio calcio e senza neanche un’organizzazione di gioco che lasciasse intravedere delle prospettive di riscatto. Inserita però in un girone morbido, la Russia ha vinto le due partite che gli spettava vincere, contro l’Arabia Saudita e l’Egitto, e si è guadagnata l’accesso all’ottavo di finale contro la Spagna, dove si è consumato l’upset più incredibile di questo Mondiale. In queste partite la Russia ha dimostrato una solida organizzazione difensiva, sotto gli occhi di tutti, ma anche una qualità inattesa in alcuni elementi e una chiarezza di idee col pallone non scontata.

La Croazia proverà a sfondare sugli esterni

In un Mondiale in cui le squadre giocano soprattutto per minimizzare i rischi, sia col pallone che senza, la Russia si è forse caratterizzata come la squadra dall’atteggiamento più reattivo. Contro la Spagna la squadra di Cherchesov si è schierata con 5-4-1 spartano, votato a una gara di abnegazione difensiva. La Russia si è difesa con un due linee molto strette e piuttosto basse, cercando di approfittare degli errori in fase di possesso della Spagna, e dei suoi problemi cronici in transizione difensiva.

La strategia ha funzionato in parte. La Russia non è riuscita quasi mai a rendersi pericolosa in ripartenza, ed è riuscita a risalire il campo solo appoggiandosi alla testa di Dzyuba (14 duelli aerei vinti contro Piquè e Sergio Ramos), che ha comunque dimostrato un’intelligenza e una qualità col pallone che non potevamo immaginare. In compenso non ha concesso quasi niente alla Spagna, lasciandola cuocere nella sua mancanza di profondità.

La Croazia, quindi, sarà verosimilmente costretta a fare la partita, provando a risolvere una dei problemi più difficili di questi Mondiali: come si segna a delle squadre concentrate sul non subire gol?

È interessante il fatto che, sulla carta, la Croazia ha un grosso punto in comune con la Spagna, e cioè un centrocampo molto tecnico, formato tre giocatori che amano giocare il pallone come Modric, Brozovic e Rakitic. Eppure la Croazia usa i suoi centrocampisti in modo opposto a quello che fa la Spagna: non per dominare il possesso ma per innescare il prima possibile i giocatori offensivi.

La Croazia è una squadra verticale, che imposta con pazienza dal basso con un triangolo formato dai due centrali – Vida e Lovren – e da Brozovic, che si abbassa in mezzo a loro. Modric spesso parte nominalmente da trequartista, ma anche lui viene a prendere palla in zone basse del campo. La Croazia coinvolge molti giocatori nell’uscita del pallone, e non ha molte soluzioni per far avanzare la palla lungo il campo. La strategia della Croazia allora diventa diretta, e si cerca velocemente il cambio di gioco verso gli esterni offensivi, Rebic e Perisic. Nonostante si sottolinei da più parti il talento e la forza dei centrocampisti croati, la loro influenza sulla produzione offensiva della squadra è inferiore a quella degli esterni offensivi.

Un’idea di calcio non particolarmente piacevole da guardare, magari, ma che potrebbe rivelarsi efficace per aprire in ampiezza la compatta difesa russa.

Fonte: SkySport

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