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Testata involontaria, D’Alessandro viene espulso

Chi ricorda Andrés D’Alessandro? Nient’altro che uno dei tanti eredi (o presunti tali) di Diego Armando Maradona, leggenda dell’Albiceleste che arrivò ad esporsi così: “È il giocatore che più mi assomiglia, l’unico che mi fa divertire guardando una partita di calcio”. Parole risalenti al 2002, quando il promettente trequartista argentino si affacciava al grande calcio dal River Plate, club dove era cresciuto tra numeri eccezionali e paragoni decisamente scomodi. A distanza di sedici anni, dopo le scarse fortune in Europa (Wolfsburg, Portsmouth, Real Saragozza) e un breve passaggio in patria al San Lorenzo e nel suo River Plate, D’Alessandro è diventato una bandiera dell’Internacional in Brasile. Nove le stagioni a Porto Alegre, maglia onorata attraverso 274 partite con 54 gol e 64 assist trionfando in Sudamerica (Copa Sudamericana e Libertadores). Per carità, a curriculum pesa anche la prima storica retrocessione della società, abisso colmato tornando a disputare il massimo campionato brasiliano. Lo chiamano El cabezón (“Il testone”), curiosamente non si è smentito nell’ultima uscita del Brasileiro.

Fonte: Sky

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