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L’uomo della domenica, Porrà racconta Ancelotti

Carlo, l’Emilia e la famiglia

Contadina era la famiglia di Ancelotti, unita, operosa, con una piccola fattoria, un minuscolo vigneto, dieci mucche, il parmigiano come principale fonte di guadagno. “Sei ricco quando non sai quanto denaro hai sul conto – filosofeggia oggi Ancelotti -, beh, mio padre conosceva quella cifra al centesimo”. Niente svaghi, vacanze, giusto qualche gita nei dintorni del paese. Insomma, le figure giuste, l’ambiente ideale per allargare le spalle, la mente, per capire che senza un’etica del lavoro, senza sano ottimismo, non si va da nessuna parte. “Non avevamo una lira – racconta spesso – ma si rideva moltissimo”.

La centralità della famiglia è il valore trapiantato da Carlo in ogni sua avventura professionale, anche nelle grandi società-azienda. Se prendi Ancelotti non puoi non sapere che proverà, riuscendoci, a strutturare il tuo club milionario come quella fattoria della sua infanzia, nello spirito, nelle dinamiche di gruppo, nel pieno rispetto delle gerarchie.     

In questo modo, dalla campagna emiliana Ancelotti ha scalato il mondo, vincendo da allenatore tre Champions, due col Milan, la ‘decima’ col Real, è stato il primo italiano a prendersi la Premier, il titolo a Parigi dopo quasi vent’anni, scegliendo di guardarlo, di filtrarlo, quel mondo, da angolazioni sempre diverse, per non blindarsi nelle proprie certezze, per abbracciare il pensiero laterale. Quale allenatore, se non Ancelotti, poteva pensare – come uomo – di investire in un’azienda che brevetta e produce un nuovo tipo di valvola cardiaca?

Il culto di se stesso lo lascia ad altri, per indole, per strategica convenienza, perchè il suo motto non è mai cambiato: “No players, no game”, senza giocatori non può esserci il calcio. Nelle sue mani sono passati Zidane e Del Piero, Maldini e Shevchenko, Terry e Drogba, Modric e Robben, Ronaldo ed Ibrahimovic. Sono loro, i fuoriclasse, che bisogna tutelare e poi occorre gestire le aspettative dei pieni alti, in una sorta di moderno, virtuoso aziendalismo, che, stando ai risultati centrati sinora, sembrerebbe davvero il miglior metodo possibile.

Fonte: SkySport

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