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Ilaria D’Amico: “Ecco la mia Champions”

Il futuro si chiama Champions.

Mi aspetto emozioni, perché il talento di tutto il mondo del pallone si esibisce in queste serate di gala. Ho voglia di raccontare queste storie. Il resto è la storia della competizione: partite complicatissime che i sorteggi dei giorni hanno ancor più stimolanti, fin dall’inizio.

Difficile fare pronostici. Le italiane d’Europa come stanno?

Nei gironi non sono state fortunatissime: l’Inter, partendo in quarta fascia se lo poteva aspettare, mentre il Napoli dovrà superare lo scoglio Liverpool. E’ andata meglio per Roma e Juventus. Quest’anno i bianconeri non si nascondono, sia da osservatori esterni sia dalle voci che arrivano dall’interno, promettono di vincere la Champions e penso che abbiano costruito una squadra fatta apposta per arrivare, più delle passate stagioni, fino in fondo. Grazie a Ronaldo, ma non solo: Cancelo, Emre Can e il ritorno di Bonucci fanno della Juve una squadra con tutte le carte in regola per arrivare in finale.

Juve a parte, chi vedi più vicina a Madrid?

Il Manchester City, perché ha conservato i campioni e la forza che già aveva, ma sto guardando con grande curiosità ed attenzione al Chelsea di Sarri che, da quando è arrivato in Premier, non ne ha sbagliata una. Un risultato incoraggiante per l’ex allenatore del Napoli che, solitamente, ha bisogno di un po’ di tempo per far funzionare le sue squadre. Come si dice in Francia, chapeau per Sarri.

Nella tua grande famiglia sei l’unica donna: come fai ad allenare la “tua squadra” di uomini?

Come allenatrice sarei un disastro, al limite potrei essere la porta borracce! La mia è una squadra allegra, profondamente chiacchierona. A casa nostra è impossibile annoiarsi, c’è sempre un aneddoto da raccontare, un gioco da inventare, un problema da sviscerare. Devo dire che alla fine, il fatto che siamo in tanti e tutti maschi esclusa la presente, forse ha aiutato ancor di più a far funzionare la quotidianità.

Ilaria a Milano, Torino, Parigi. Come ti dividi tra le città che oggi fanno parte della tua vita?

Rispetto all’anno scorso abbiamo solo aggiunto un’altra meta… Oggi ho sostituito il treno con l’aereo, l’importante è avere grande elasticità e trovare il modo migliore per stare tutti insieme. Parigi è comunque un’avventura stimolante per tutti e anche i nostri quattro figli l’hanno presa come un divertimento.

Cosa significa vivere nella Ville Lumière da cittadina e non da turista?

Parigi sta tirando nuovamente fuori la sua bellezza, nonostante i grandi conflitti sociali e la crisi non siano completamente superati. Però senti che il fermento produttivo e culturale c’è e si è riattivato. Ho riscoperto una bellezza che puoi cogliere solo se la frequenti da vicino, la stessa cosa che provo quando sono a Roma. Ma Roma è la mia città…

Cosa ti sei portata in Francia?

A parte le tante valige che vanno e vengono? Non ho legami materiali con le cose, non ne sento il bisogno e poi mi piace immergermi nelle nuove realtà. Quando sono in Italia sono totalmente italiana, in Francia mi piace provare e sperimentare il loro modo di vivere. Per me l’importante è stare bene con i miei affetti.

Come te la cavi con il francese?

E’ una lingua che non ho mai studiato, la sto imparando ora. Mi dicono che procedo bene, anche se a me non sembra! Comunque mi sforzo, cerco di fare pratica in qualsiasi situazione, senza ricorrere all’inglese. Ho notato che i francesi apprezzano molto quando parli la loro lingua, anche quando la storpi. Se parli inglese ti rispondono: “Pardon?”

Come ti chiamano in Francia?

Ilarià per tutti e Gigì: per loro, l’accento è d’obbligo.

A bientôt.

Fonte: SkySport

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