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Ti te dominet Milan: storia dell’inno… del derby

La “Madunina” in questione è quella in cima al Duomo di Milano, e su questo ci sono pochi dubbi. Ma tutto il resto del testo cosa dice? Con il derby di Milano che si avvicina potrebbe essere una saggia idea quella di dare una ripassata alle parole della più celebre canzone milanese, Oh mia bela Madunina, anche perché siamo certi che siano in tanti quelli che non sanno andare oltre la strofa del ritornello…

Ti te dominet Milan

Partiamo da quel “ti te dominet” che, pochi sanno, è una licenza poetica che si prese Giovanni D’Anzi, autore di testo e musica, dato che nel dialetto milanese la parola “dominet” non esiste. Ma non stiamo a sottilizzare, il punto è: chi dominerà Milano tra Inter e Milan? Nerazzurri terzi a 16 punti, rossoneri a metà classifica con 12 ma una partita da recuperare: ciò significa che per la squadra di Gattuso una vittoria potrebbe significare un sorpasso virtuale. Solitamente, con un derby alle porte, si parla sempre di partita a sè, spesso dando per favorita la squadra meno in forma proprio in virtù della natura pazza di ogni stracittadina che si rispetti. Questa volta, però, è davvero difficile individuare una… “sfavorita”. L’Inter è in netta ripresa dopo aver stentato a inizio campionato: dopo il ko a San Siro contro il Parma ha infilato 6 vittorie consecutive, di cui due in Champions. Nelle ultime 4 ha sempre segnato 2 gol, la difesa non è ancora imperforabile ma i meccanismi migliorano. E, soprattutto, Icardi si è sbloccato. Sul fronte rossonero anche Higuain ha ripreso col vizio del gol, dopo essersi dedicato agli assist per qualche partita: il duello tutto argentino tra i “dominatori” di Milano è forse la sfida nella sfida più attesa. Passata la “pareggite” (Cagliari, Atalanta, Empoli in fila), poi, anche i rossoneri stanno attraversano un ottimo periodo, reduci da due vittorie per 3-1 (Olympiacos e Chievo) e, prima ancora, dal 4-1 sul Sassuolo.

Storia di “Oh mia bela Madunina”

Ma torniamo alla nostra analisi del testo: integrale, perché oltre al ritornello c’è di più. Parole e musica, come detto, sono del pianista milanese (ovviamente) Giovanni D’Anzi, che nel 1934 compose la canzone che non nasconde un certo tono ironico: Milano continuava ad assorbire forza-lavoro, specie dal sud Italia, e lui, cantante al Pavillon dorè, si ritrovava spesso a intonare canzoni napoletane per soddisfare il pubblico.

Ecco spiegata, così, quella prima strofa, “A disen la cansun la nass a Napuli / e certament g’han minga tutti i tort. / Surriento, Mergellina, tutt’i popoli / i avran cantà almen un miliun de volt. / Mi speri che se offendera nissun / se parlom un cicin anca de num.” Tradotto: “Dicono che la canzone nasce a Napoli / e certamente non hanno tuti i torti / Sorrento, Margellina tutti popoli / l’avranno cantata milioni di volte / io spero che non si offenderà nessuno / se parliamo un poco anche di noi”.

La strofa dopo, invece, si rivolge ai romani, cantando che “Adesso c’è la canzone di Roma magica / di Nina er Cupolone e Rugantino / si buttano nel Tevere, roba tragica / esagerano, mi sembra un poco / Speriamo che non nasca la moda / di mettersi a cantare ‘Milano mia’”.

E, tra le due strofe, il famoso ritornello: “Oh mia bella Madonnina che splendi da lontano / tutta d’oro e piccolina, tu domini Milano / sotto di te si vive la vita, non si sta mai con le mani in mano / cantano tutti “lontano da Napoli si muore” / ma poi vengono tutti qui a Milano”.

Il finale? Vi sfidiamo a conoscerlo: pochi sanno, infatti, che la canzone termina con un invito alla “fratellanza” anche se… “Milano è la grande Milano!” (“Venite senza paura, noi vi tenderemo la mano / tutto il mondo è paese e siamo d’accordo / ma Milano, è la grande Milano!”).

Fonte: SkySport

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