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Il derby dei giovani, due filosofie a confronto

Il derby non si gioca: si vince. Il come in quei novanta minuti è sola una questione secondaria. Fonamentale nel progetto di una squadra ma meno del risultato, almeno quella notte. Perché Inter-Milan o Milan-Inter cambia una stagione. Come succede a Roma, Genova, Madrid e Barcellona o a Manchester. Conta la vittoria, che arrivi coi giovani o con gli uomini di esperienza. Quella mentalità che fa però la squadra. La questione della filosofia sta allora tutta lì: il Milan ha scelto una nuova linea verde per ripartire. L’Inter di oggi punta solo sui giovani garantiti, fiducia al cento per cento a chi ha già dimostrato di meritarla mentre gli altri hanno ancora il freno a mano tirato. I numeri lo raccontano bene. 36 le presenze dei giocatori rossoneri Under 23 in stagione. 20 quelle dei nerazzurri. Cinque nomi su cui il Milan ha già puntato forte (Donnarumma, Romagnoli – peraltro capitano -, Calabria, Kessié e Cutrone) contro i tre dell’Inter (Skriniar, Keita e Lautaro). 25,4 l’età media dei rossoneri in queste prime giornate di campionato, quarta più giovane della A. Più in alto, a quota 27.6 l’Inter. Scelte del club e scelte degli allenatori, anche loro specchio della situazione. Da una parte Spalletti, 59 anni sulla carta d’identità, contro i 40 di Gattuso. Ventuno anni fa la prima panchina in A per Luciano, e nel 1994 il via alla carriera da allenatore, quella che Ringhio ha invece iniziato nel 2013 sbracando poi tra i grandi solo nel 2017. Benevento, Brignoli e il gol da pazzi del portiere che poteva stroncare la sua carriera. Ma è stato proprio da un derby qualche giorno dopo che è nato il suo primo Milan.

Fonte: SkySport

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