BASKET

È giunto il momento di parlare di Alfonzo McKinnie

L’esordio NBA con Toronto, poi il contratto e la casa per la madre

“Sentivo che quello era il mondo in cui avrei voluto trascorrere la mia vita”, continua a raccontare, come confermato anche la scorsa stagione a Toronto; la prima squadra a farlo esordire anche in NBA: 14 partite, 53 minuti totali. Un assaggio che gli ha fatto aumentare la fame: “Ero diventato importante in G-League, in molti facevano il mio nome. Ho fatto provini per Utah, Indiana, Clippers, Utah e Brooklyn. Alla fine passato dai Raptors e loro hanno scelto di puntare su di me. Toronto mi ha spiegato come dovevo lavorare, mi hanno fatto crescere e capire come agire in un mondo complicato come la NBA. Ho preso un agente e alla fine, quando mi hanno chiesto di giocare in Summer League, per la prima volta mi hanno offerto loro dei soldi per far parte del gruppo”. Un passaggio fondamentale, come quello vissuto sull’aereo degli Warriors meno di un mese fa. In volo tra Las Vegas e San Jose, 11 ottobre, Steve Kerr chiede di parlare con lui: “Mi hanno svegliato e mi hanno detto che il coach aveva chiesto di me: in una situazione del genere, non sia mai quello che vogliono dirti fino a quando non pronunciano quelle parole davanti a te. Ho pensato: ‘Ecco, il mio Giorno del Giudizio sta per arrivare su questo aereo’”. Kerr invece gli ha detto che sarebbe rimasto, vista la complicata situazione contrattuale di Patrick McCaw e la scelta degli Warriors di puntare su DeMarcus Cousins, al momento ancora infortunato e quindi costretti a prendere un giocatore con le caratteristiche simili alle sue per “tappare il buco”. Quel giorno niente taglio, ma primo two-way contract diventato un accordo ufficiale con l’NBA: 1.3 milioni di dollari (non garantiti), ma sufficienti per fare il grande passo, comprare casa a sua madre:“Le ho detto che avremmo potuto permettercene una, a un prezzo ragionevole. Per fortuna l’ha trovata”.

Fonte: Sky

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