Tavecchio: “Le norme contro il razzismo negli stadi ci sono, ma non vengono applicate. Ecco cosa serve”
In diretta a ‘ Un Calcio Alla Radio’, trasmissione di Umberto Chiariello in onda su Radio CRC, è intervenuto Carlo Tavecchio, ex presidente FIGC: “Ho fatto quattordici anni da presidente. È il mio mondo. Sono da 40 anni presidente di una squadra che gioca in eccellenza. La mia società? È la Pontelambrese, fondata nel 1974. Giovani italiani? Noi abbiamo perso una grande opportunità quando abbiamo la presidenza dell’unione europea che avrebbe potuto emanare un provvedimento: la specificità del gioco del calcio, che avrebbe potuto permettere di far giocare solo 5 stranieri a squadra. Non è stata possibile questa cosa. Poi abbiamo la normativa sugli extracomunitari. Questo sistema è fuori controllo. Noi abbiamo un sistema di giovani che sta 8 ore al telefonino e deve scontrarsi con dei soggetti stranieri che, invece, hanno 12 ore di pallone in strada come una volta. Cori discriminatori? Stiamo parlando di atti di discriminazione censurabili e da mettere alla gogna sotto tutti gli aspetti. Purtroppo il sistema calcio ancora una volta sta perdendo ancora una volta la possibilità di utilizzare tutte le piattaforme tecnologiche a disposizione che il mondo offre. Ci sono dei sistemi in Europa, in cui quando passi il tornello sei fotografato e censito non appena entri allo stadio e se non ti siedi a quel posto c’è un’anomalia che viene segnalata, si saprebbe anche chi entra allo stadio. Queste tecnologie sono già applicate in altri paesi. Omofobia e razzismo sono penalmente rilevanti. Non si può parlare solo di giustizia sportiva. La normativa c’è. L’arbitro in questo momento ha un auricolare a sinistra che sente due assistenti, a destra un altro per comunicare con il VAR, due occhi per vedere la partita e comunica di persona col 4 uomo. L’arbitro adesso è praticamente un robot e bisognerebbe togliere alcune responsabilità. Siccome la procura federale manda due funzionari a bordo campo che deve accertarsi delle decisioni da prendere. La normativa funziona così: bisogna sospendere per 5 minuti alla prima segnalazione. Secondo atto tutti a centrocampo. Terzo atto si sospende la partita. L’unico correttivo è di mettere in contatto i due esponenti della procura federale con il responsabile della questura in intesa con l’arbitro. Servono riunioni? Bisogna solo dare più competenze alla procura federale. Alla terza segnalazioni la partita si può sospendere. Se fossi presidente? Attualmente applicherei la norma vigente, integrata con la procura federale. Di sicuro la procura federale è a bordocampo. Se ci sono i cori e una partita non viene sospesa vuol dire che il rappresentate del governo ha ritenuto che il rischio di sospendere la partita superiore fosse superiore a quello di continuare a giocare. Le norme però sono molto chiare. In questo momento responsabilizzerei i rappresentati della procura federale che fino ad ora si sono occupati solo dell’aspetto sportivo. Mi chiedo quante cose altrimenti deve fare quest’arbitro? Non può essere un robot! La procura è lì a vedere se c’è regolarità. Uva? Io ho avuto il direttore generale che faceva il suo mestiere. Dal punto di vista amministrativa non posso dire niente. Io ho lasciato la federazione con cento milioni sul conto. Per me è stato un direttore generale che ha fatto la parte amministrativa e generale. Se il 29 gennaio del 2017 fosse stato eletto un presidente federale, non ci sarebbero mica stati i disastri che ha fatto la direzione commissariale, che sono sotto gli occhi di tutti”.