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Italia-Spagna 5-3 ai rigori, Jorginho porta l’Italia in finale agli Europei 2021, Donnarumma salva sul penalty di Morata

Le notti non sono magiche e palpitanti solo dentro l’Olimpico, ma anche nell’austero e gelido Wembley. L’Italia si prende la finale dell’Europeo, a nove anni di distanza dall’ultima volta, nel 2012 con Prandelli, e come nei sogni più belli tornerà nel tempio domenica per sfidare l’Inghilterra o la Danimarca. Una goduria dopo 120 minuti di sofferenza e nove calci di rigore. Quello decisivo è di Jorginho. E pazienza se per lunghi tratti siamo finiti in apnea di fronte ai palleggiatori sopraffini della Spagna. La sfida per il possesso palla l’hanno vinta loro, ma a festeggiare siamo noi.

Meno gioco e più cuore. La capacità di soffrire è un tratto distintivo di questa squadra senza limiti. Il trentatreesimo risultato utile di fila è il più complicato. Gli azzurri tengono botta nei tanti momenti difficili, soprattutto nel primo dei due supplementari. I manciniani hanno un’anima e non si piegano neppure quando Morata pareggia il gol di Chiesa. E poi dal dischetto completano l’impresa, chiudendo il cerchio magico. Segnano Belotti, Bonucci, Bernardeschi e Jorginho. Donnarumma ipnotizza Morata e si scatena la festa.

Luis Enrique sceglie un tridente senza centravanti, con Dani Olmo falso nove e anche nove falso considerando che spedisce tra le braccia di Donnarumma, peraltro reattivo, l’occasione migliore della Spagna nel primo tempo. L’Italia parte bene, pressando alta, ma è un’illusione perché la Roja si aggiusta in fretta, mandando a vuoto le intenzioni azzurre di aggredire alti. La palla ce l’hanno quasi sempre loro e i manciniani sono costretti a giocare di rimessa, cercando il lancio lungo centrale per sfruttare la lentezza di Garcia e Laporte.

Il tema della partita è quello previsto: impossessarsi del pallone. La Spagna assolve il suo compito, ma per nostra fortuna è bella solo sino alla trequarti. Busquets vince quasi tutti i contrasti e sporca le linee di passaggio, mentre il diciottenne Pedri dà un saggio delle sue qualità in entrambe le fasi. Mancini in panchina si arrabbia. Non è la solita Italia, si allunga, gira a vuoto, sbaglia un paio di uscite che le Furie Rosse non sfruttano a dovere. Jorginho fatica a tenere insieme la squadra. Manca anche il supporto degli esterni, Chiesa e Insigne non riescono quasi mai a ribaltare il fronte e senza Spinazzola perdiamo un’arma fondamentale.

La Spagna insiste anche nel secondo tempo, ma per nostra fortuna non graffia: Di Lorenzo anticipa Ferran Torres sul cross lungo di Dani Olmo e Busquets non trova la porta da posizione ghiotta. Ma rispetto al primo tempo l’Italia è più coraggiosa e al primo vero affondo trova l’acuto con Chiesa, il terzo in azzurro e il secondo a Wembley dopo quello con l’Austria. Un gol vecchio stile, che nasce da un contropiede sul quale è da apprezzare anche il lavoro di Immobile.

Rotto l’equilibrio, cambia il tema della partita. Luis Enrique prova con gli attaccanti, prima Morata e poi Moreno, mentre Mancini sceglie il tridentino leggero, inserendo Berardi per Immobile e sistemando Insigne al centro. Gli spagnoli continuano a sbagliare: clamoroso l’errore di Oyarzabal prima di uscire. Ma a forza di insistere, la Spagna agguanta il pareggio: allo juventino Chiesa risponde lo juventino Morata che però ai rigori si fa stregare da Donnarumma.

Corriere.it

Le pagelle di Italia-Spagna di PianetAzzurro.it

Donnarumma 8
Di Lorenzo 7
Bonucci 7
Chiellini 6
Emerson 6
(Toloi 6)
Barella 6
(Pessina 6)
Jorginho 8
Verratti 6
(Locatelli 6)
Chiesa 7
(Bernardeschi 6.5)
Immobile 5,5
(Berardi 6)
Insigne 6
(Belotti 5,5)

Mancini 6.5

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