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La trattativa Mascherano-Napoli porta la memoria a 30 anni fa

Vero o falso, chi può dirlo: però si viaggia alla velocità della luce e fa niente che in giro ci sia (soprattutto) il profumo del Mondiale. Qui Napoli, a voi Barcellona: è la storia che ritorna e, con rispetto parlando, sembra d’essere riapprodati a trent’anni fa, ai giorni di Diego, a quell’atmosfera un po’ mistica che circondava l’«affare». Ma quello era il Calcio, la poesia, e questa resta comunque umanissima prosa, però d’assoluto livello. I titoli di testa cominciano a scorrere e qualcosa dovrà pur accadere, in un senso o nell’altro: però il riassunto delle puntate successive, cioè di tutto quello che si sa, s’immagina o si prevede, spinge ad arrovellarsi il cervello.

LA GITA. I giorni di Mascherano (del Napoli) saranno vibranti, com’è inevitabile che sia, e ci si perderà in quelle che comunemente rappresentano le strategie, nelle tattiche reciproche di chi vuol vendere e di chi sente il desiderio di comprare. Parlare, certo: anche a mezzo stampa, come ha fatto Josep Maria Bartomeu, il presidente del Barça, su Onda Cerro: «Mascherano è un giocatore fondamentale per noi e lo è sia in campo che nello spogliatoio» . Poi bisogna interpretare (non liberamente) e poi è inevitabile anche confrontare le versioni: il De Laurentiis d’una settimana fa, che fa ancora testo, non ha nascosto né la tentazione, né le difficoltà di un’operazione diversa da tutte le altre. «Vedremo se ci saranno le possibilità di aprire un negoziato ed a quali condizioni: ma, per cominciare, vorrò avere la certezze che il calciatore senta Napoli nella pelle. Questa per noi è una trattativa speciale, perché stiamo discutendo d’un calciatore che ha trent’anni».

I COSTI. L’acquisto, l’ingaggio, le tasse: si fa in fretta a dire Mascherano, ma quando ci si accomoda e si butta giù un preventivo, viene netta la sensazione d’essere dinnanzi ad una «vicenda» di dimensioni titaniche, sulla quale è legittimo mostrarsi cauti e riflettere ad oltranza. I quattro milioni e mezzo a stagione, per il prossimo biennio, garantiti dal contratto, equivalgono – letteralmente – a diciotto milioni di euro complessivi da inserire nel bilancio del Napoli: ed è un botto; e poi aggiungeteci la somma da versare nelle casse del Barcellona, che si aggira poco sotto ai venti milioni di euro; e siamo a trentotto-quaranta.

LA STRATEGIA. La differenza è nella consistenza tecnica (e tattica) dell’argentino, nella sua versatilità, nella sua esperienza, in quel carisma lucidamente ammaliante che da solo può contribuire a cambiare il destino d’una squadra. Fa il mediano, volendo fa anche il centrale difensivo, fa le coperture, fa il leader, fa (potenzialmente) da detonatore d’un entusiasmo ch’è palpabile: però stiamo sempre discutendo di quaranta milioni di euro e d’un uomo che Luis Enrique ha già investito d’una stima a pioggia ( «ha le stimmate del capitano» ) e che ora raccoglie pure i pubblici apprezzamenti del numero uno d’una società dalla quale – indiscutibilmente – non è neppure semplice staccarsi. «Mascherano è fondamentale per noi» .

LUI E RAFA. Ma un peso ha anche il rapporto (amicale, fraterno) tra Mascherano e Benitez, reso pubblico dal jefecito nell’agosto del 2013: «Ci sentiamo spesso, quasi ogni giorno». E non hanno smesso neppure quest’estate, ch’è racchiude il tempo (napoletano) di Mascherano: vero o falso che sia, prossimamente su questi schermi, chi può ancora dirlo…

Corriere dello Sport

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