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Bronzetti: “Al San Paolo bisogna vincere con ampio margine: a Bilbao sarà dura”

Ernesto Bronzetti, campano di Cava de’ Tirreni, intermediario e procuratore, conosce come pochi il calcio iberico. Vive in Spagna ed è consulente di mercato del Real Madrid e del Milan. Dà un consiglio al Napoli.«Cari azzurri, al San Paolo fate un sol boccone del Bilbao se potete. Perché il ritorno sarà un inferno».

La leggenda del San Mamès è nota ma anche al San Paolo non si scherza…

«Il problema è che la seconda partita si giocherà in casa loro. Se c’è da recuperare un piccolo svantaggio, il Bilbao ce la fa».

Il risultato ideale?

«A Napoli deve finire 3-0. Non so se il due a zero potrebbe bastare».

Addirittura.Ma cosa ha di tanto invalicabile questa mitica “Catedràl”?

«Si crea un’atmosfera particolare, pubblico e giocatori diventano una sola cosa.La spinta che arriva dagli spalti è impressionante. È difficile parlarne se non la si vive.La tifoseria non è affatto violenta ma si fa sentire tantissimo. Vi assicuro che per gli avversari è sempre tosta giocare su quel campo. Se potessero, anche il Barcellona e il Real Madrid farebbero volentieri a meno di questa trasferta.Non è un caso se mai nessuna formazione italiana ha vinto in casa del Bilbao».

Chi è più forte, il Napoli o i baschi?

«Forse la squadra di Benitez ha qualcosa in più a livello tecnico ma tra le due squadre non esiste una differenza abissale. Se il Napoli gioca alla grande e vince bene a Fuorigrotta,può farcela.Penso a elementi del calibro di Callejon, Higuain, Hamsik, Albiol che possono trascinare i compagni in qualsiasi istante della gara. La prima partita darà già indicazioni molto forti».

Bilbao più o meno competitivo rispetto alla passata stagione?

«Ha perso Herrera, il suo campione più rappresentativo, uno degli ultimi talenti del calcio basco. Il Manchester United ha pagato i 42milioni della clausola ed è finito in Premier,ma il club ha saputo ugualmente rinforzare la rosa, cambiando solo un paio di pedine. Il loro segreto è che giocano insieme da anni. Per me l’Athletic non si è indebolito nonostante la partenza del suo leader storico».

I calciatori da tenere maggiormente d’occhio?

«Di solito il Bilbao scende in campo con il tridente e due dei tre attaccanti sono fortissimi.Parlo di Aduriz e Muniain, velocissimi con la palla al piede e sempre pronti in zona gol. Si conoscono a memoria, scambiano la posizione e danno pochi punti di riferimento alle difese avversarie. Iraizoz è un discreto portiere, se è in giornata di grazia, fa miracoli.E poi a centrocampo ci sono buoni palleggiatori come Perez, Iturraspe, Gurpagi e Moràn».

Tiki-taka o contropiede?

«Un misto ma direi più contropiede. Cercano il possesso palla ma senza esagerare, nelle ripartenze sono molto abili. Un paio di passaggi a centrocampo e poi provano a verticalizzare».

L’allenatore è Valverde, un’altra istituzione da quelle parti.

«Grande tecnico,un profondo conoscitore del calcio. Studia meticolosamente gli avversari, del Napoli conoscerà già tutti i pregi e i difetti».

Però da quest’altra parte c’è Benitez che non è l’ultimo arrivato…

«Un altro fenomeno delle panchine. Per Rafa il calcio spagnolo è pane quotidiano, anche lui avrà studiato nei minimi dettagli il Bilbao e sa dove colpire».

Morale della favola: c’è da temere più la squadra o il fattore campo?

«La risposta è semplice: entrambe. Perché da nessun’altra parte del mondo c’è una simbiosi così forte tra le due componenti. Giocatori e tifosi al San Mamès diventano una sola cosa perché li accomuna il fatto di essere tutti baschi. Si crea uno spirito di corpo allucinante, è questa la grande forza dell’Athletic».

Fonte: Il Mattino

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