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17 punti in 7 match, dalla vittoria di Sassuolo è partita la svolta azzurra..

Come si cambia per non soffrire, come si cambia per ricominciare. Ebbene, il Napoli pare essersi ispirato al testo della Mannoia. Cambiando l’approccio (cosa fondamentale), cambiando alcune impostazioni, cambiando anche pelle (con il turn over), addirittura concedendosi deroghe più o meno evidenti, o leggere modifiche a quel modulo che pareva essersi piantato in campo a guisa di monolito. Cambiando certo, ma pure ricominciando a mietere punti, a scalare posizioni in classifica, a mettersi alle spalle diverse squadre (sette) in nemmeno due mesi. Sino ad arrivare a quel terzo posto che pareva lontanissimo dopo le prime quattro giornate.

LA SVOLTA. Diciassette punti in sette match, da quel 28 settembre, quinta giornata di campionato, quella di Sassuolo-Napoli (0-1), con la carica suonata dal Callejon attuale capocannoniere. E, se proprio vogliamo allargarla quella scena, deve entrarci di diritto anche il Pipita. Suo l’assist partito dal versante sinistro per il tap in dello spagnolo, come in tante altre occasioni. Così la premiata ditta, il tandem più prolifico del campionato, ha improvvisamente invertito un trend che si faceva sempre più preoccupante. Poiché il Napoli aveva raccolto la miseria di quattro punti, lasciandone peraltro diversi per strada.

PUNTI PERSI. Occasioni perse o mal sfruttate dapprima con Chievo, Udinese e Palermo nella fase “out”, ma poi anche in quella “in” con Inter ed Atalanta (2-2 e 1-1). Le più fresche, quelle che ancora bruciano parecchio e che hanno tolto ben quattro punti agli azzurri, che ora figurerebbero a pari merito con la Roma e a sole tre lunghezze dalla capolista Juve. E questo per due malaugurati episodi durante i recuperi: il pareggio di Hernanes un minuto dopo il gol di Callejon (doppietta) a San Siro, e il rigore toppato da Higuain in quel di Bergamo, all’ultimo minuto. D’altro canto, fino al 28 settembre la Juve e la Roma pari e più su di otto, e adesso s’è guadagnato un punto sui bianconeri e ben quattro sui capitolini. Cosa che pareva impensabile solo fino a qualche settimana fa.

CAPITOLO A PARTE. A parte, certo, ma non del tutto. Ci riferiamo a quello europeo che, come in campionato, ha visto gli azzurri partire col piede sbagliato e poi recuperare in parte. Alla falsa partenza nei preliminari di Champions, a quell’eliminazione ad opera dell’Athletic Bilbao (che s’è poi dimostrata compagine non irresistibile). Ma, evidentemente, le cose non quadravano all’epoca come avrebbero dovuto. A quella doppia sfida si presentò un Napoli disomogeneo, con parecchi elementi a corto di preparazione. E fu tonfo. Ma poi, a parte lo scivolone di Berna, in Euroleague il Napoli è riuscito a comportarsi secondo aspettative. Peccato che, in piena rincorsa, ci si debba privare di un Insigne nel suo momento migliore e di uno Zuniga che avrebbe fatto più che comodo. Ma adesso c’è un Napoli che funziona nella sua coralità, c’è un Callejon straripante e un Higuain che più segna e più si carica: sei gol in quattro match (meno di un mese). Anch’egli rinato.

Il Corriere dello Sport

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