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Il Retroscena – Regolamento di conti o scalata. Perché un’azione tanto eclatante

Quanti sono gli ultrà romanisti effettivamente coinvolti nell’agguato di Tor di Quinto? A quale galassia appartengono? E perché hanno progettato un’azione tanto eclatante? Allo stato attuale delle indagini, possiamo soltanto fare ipotesi. Secondo i magistrati con De Santis c’erano «almeno altre quattro persone». Secondo alcuni riscontri investigativi, invece, il gruppo era di una decina di unità. Le stesse fonti riferiscono di una nutrita presenza romanista a ponte Milvio, poco prima della sparatoria, impegnata a fronteggiare la polizia: sarebbe servita a distrarla dal passaggio dei pullman napoletani a Tor di Quinto. Questa ipotesi, qualora confermata, darebbe alla vicenda i contorni dell’agguato premeditato (suggerita anche dall’armamento dei napoletani). L’impressione raccolta in questi giorni, però, è che non dovesse finire così: De Santis e i suoi complici contavano di provocare rivali più «tranquilli» di quelli in cui sono incappati. Avrebbero puntato il pullman sbagliato e la pistola, usata per non restare sopraffatto, sarebbe stata «solo» un’extrema ratio.
Motivi e orizzonti Resta da capire perché l’abbiano fatto, se per regolare vecchi conti o per riacquistare credito nella tifoseria romanista. Il fascista De Santis, da anni allontanato dalla governance della Sud, recentemente si sarebbe avvicinato alle posizioni degli ultrà più estremisti (politicamente e ideologicamente), gli unici che non hanno dialogato con la società per aderire alla card away. Fatto sta che ora è tutta la tifoseria romanista in imbarazzo, indecisa se prendere o no le distanze da questa storiaccia. Nell’attesa, non è un bel segnale che Genny ‘a carogna sia venuto fino a Roma per ringraziare gli ultrà laziali del sostegno offerto alla famiglia Esposito. Anche per questo Roma-Juve merita la massima allerta.

La Gazzetta dello Sport

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