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Higuain e Diego: il Pipita ad un passo da Maradona..

Il passato, il presente, il futuro: il calcio, insomma, nella sua essenza, in quella dimensione onirica che parte da Lui – e chi sennò – e arriva sino ai comuni mortali, epperò comunque fuoriclasse. Il mondo è una palla da scrutare con tenerezza: perché mentre Sampdoria-Napoli sta per diventare una partita, la magìa è in quell’invocazione che lascia tracce «dentro», è un’emozione che trascina in un viaggio evocativo tra Miti e Leggende, tra Diego e i suoi eredi, tra cui el pipita.

SEI FANTASTICO. La Storia è negli almanacchi, racchiusa in un settennato irripetibile, tinteggiata di pennellate d’azzurro, densa di curiosità, di statistiche: stagione ‘87-88, quando ne già fatte tante ed altrettante sta per offrirne, Sua Maestà decide di sistemare ciliegine qua e là e per sei domeniche riesce a segnare – una volta anche alla Sampdoria, per un blitz a Marassi – come se fosse un bomber, ed invece era semplicemente un marziano di quei tempi e per sempre.

SEI EGUALE. I paragoni sono improbabili (pardon, improponibili), né ha pretese del genere Gonzalo Higuain, a modo suo un Re o magari un piccolo principe, comunque un centravanti di quelli che sanno come si lascia il segno: l’anno scorso, venticinque reti per cominciare; e quest’anno, dopo un digiuno fastidioso ed interminabile, ha cominciato a ritrovar se stesso e non si ferma più: sette gol in cinque partite, cominciando con il Verona e passando attraverso l’Atalanta, la Roma, la Fiorentina ed il Cagliari, infilandoci dentro pure l’amarezza per il rigore sbagliato a Bergamo al 92esimo, però portandosi appresso il desiderio di eguagliare quel totem impareggiabile ch’è stato simbolo e tale rimarrà. A prescindere.

DIECI E LODE. Higuain che insegue Diego è una fascinosa lettura d’una partita che poi nasconde in sé altre varie argomentazioni, tutte piacevoli: el pipita contro Romero, per gradire, gli amici-connazionali che hanno condiviso le emozioni (e la delusione in finale) di Brasile 2014 che si ritrovano uno contro l’altro; il rientro tra i convocati di Dries Mertens, che probabilmente comincia dalla panchina (ma chi può dirlo con la pretattica di Benitez?); la stranissima serata di Manolo Gabbiadini, che piace un sacco al Napoli e sa di avere gli occhi puntati addosso più del solito; il braccio di ferro per il terzo posto, ch’è direttamente in palio; la voglia matta del Napoli di mettere assieme il decimo risultato positivo (ultima sconfitta in campionato a Udine, alle terza), possibilmente un successo, perché la Juventus altrimenti sarebbe eccessivamente distante.

COSA FARE. E quindi, Higuain insegue Maradona, e basterebbe già questo per viverla diversamente questa partita che Benitez va ad affrontare rimescolando (ovviamente) la squadra che ha pareggiato a Praga giovedì sera ma ritoccando, più o meno, anche quella che nove giorni fa l’ha fatto arrabbiare («sì, incazzare») nel 3-3 con il Cagliari: alle spalle del pipita, vabbè, c’è De Guzman; ed a sinistra, tra le linee, Hamsik si lascia preferire a chiunque altro, a meno che Mertens…; ma in mezzo al campo, David Lopez al posto di Gargano e Jorginho probabilmente regsita preferito ad Inler. Il resto sembra annunciato, è scritto da qualche parte, a margine di quel capitolo a parte intitolato Diego Armando Maradona, al quale Higuain vuole accostarsi. Mica male, eh…

Corriere dello Sport

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