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Buffon per la storia «Non c’è più Conte ma la fame è rimasta»

Ci sono momenti nella vita che segnano il passaggio da un’era calcistica all’altra. La Juventus è diventata di Massimiliano Allegri il 16 luglio, giorno del suo insediamento a Vinovo, ma il fantasma del suo predecessore è rimasto lì, ad agitare le notti. I buoni risultati hanno fatto in modo che le sue apparizioni nel mondo bianconero diventassero sempre meno frequenti. Ma se vuole liberare definitivamente la casa dall’ingombrante presenza di Conte, la Juventus ha una sola strada: vincere. La Supercoppa è il primo step per dimostrare a tutti che i bianconeri sanno vincere anche senza mister tre scudetti di fila e record di punti in campionato. Conte è stato il padre premuroso che ha insegnato alla sua nidiata a volare, ora però gli uccellini devono essere capaci di lanciarsi nel vuoto anche senza di lui.

MESSAGGIO Gigi Buffon, capitano, leader e grande esperto di Supercoppa (ne ha vinte 5 tra Parma e Juve, con sei diventerebbe insieme a Stankovic il giocatore che ne ha conquistate di più), esprime un  pensiero condiviso da molti compagni: «Quando Conte ha dato le dimissioni, al di là dell’arrivo di Allegri – che comunque negli ultimi anni aveva centrato risultati notevoli in una piazza importante –, avevo la curiosità di vedere il peso specifico e la serietà del nostro spogliatoio, perché questo è un valore determinante se si vogliono raggiungere risultati. L’altra curiosità era di dimostrare che non ci fossero certi tipi di dipendenze: questo è un grande stimolo per giocatori navigati. L’allenatore precedente aveva fatto un lavoro incredibile, ma senza la fatica della società e il senso di responsabilità dei giocatori non si sarebbero conseguiti certi risultati reiterati nel tempo».

ONORE AGLI AVVERSARI Non è mancanza di riconoscenza, ma voglia di far vedere ai fanatici del teorema «Via Conte, addio spirito vincente» che non è affatto così. Buffon e gli altri senatori sentono forte questa responsabilità e hanno cercato di trasmettere la loro fame a tutti. «Vogliamo vincere per chiudere un cerchio che si era aperto con lo scudetto la scorsa stagione. Abbiamo la possibilità di aumentare i trofei, possiamo diventare campioni della competizione. E di fame non si può parlare in una partita secca. In un cammino lungo possono venire meno attenzione e motivazione. In questo caso no». Occhio al Napoli però, che ha Benitez, lo specialista delle finali, ed è temutissimo dai bianconeri. «In gara secca voi siete più forti di noi», ha detto ieri Andrea Agnelli (una presenza sempre molto discreta che un po’ stride con il presenzialismo del numero uno del Napoli) ad Aurelio De Laurentiis, chissà se era più scaramanzia o verità.

UNA NUOVA ERA Rispetto sì, paura no. Come potrebbe averla un campione del mondo, che ha vinto (quasi) tutto in carriera ed è stato più forte anche della depressione. «Al Qatar non manca nulla per ospitare il Mondiale. Qui abbiamo trovato molto calore, non sapevo che ci fosse un club della Juve. È tutto molto bello, bisogna trovare le date giuste dal punto di vista climatico per fare in modo che i campioni possano esprimersi al meglio. Io però non credo che nel 2022 ci sarò». Motivo in più per portarsi via un bel trofeo qatariota da mettere in bacheca. Sarebbe il primo della nuova Juve Conteindipendente, quindi con un sapore speciale.

La Gazzetta dello Sport

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