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Calcioscommesse, Conte depone a Bari e nega combine

Antonio Conte, testimone eccellente in uno dei processi baresi sul calcioscommesse (Foto Getty)

Delle puntate illecite il ct avrebbe saputo solo anni dopo, con l’indagine penale. Ha risposto al legale di 8 ex giocatori del Bari imputati per frode sportiva con altre 10 persone, tra cui l’ex capitano Gillet. “Squadra incitata sempre per vincere”

Entra da un ingresso secondario e va via perdendosi nei corridoi del Tribunale di Bari riuscendo così ad evitare giornalisti, fotografi e cineoperatori. Il ct della Nazionale Antonio Conte, testimone eccellente in uno dei processi baresi sul calcioscommesse, è stato a Bari per deporre all’udienza sulle due presunte partite truccate di serie B: Bari-Treviso (10 maggio 2008, 0-1) e Salernitana-Bari (23 maggio 2009, 3-2), vendute dai biancorossi, secondo i pm baresi, per complessivi 220mila euro.

“Cristian Stellini (ex giocatore del Bari che in questo procedimento ha patteggiato una pena ad 1 mese di reclusione, ndr) era con me alla Juventus (come collaboratore tecnico, ndr) quando vennero fuori le notizie sull’indagine barese. Mi disse che voleva parlarmi di qualcosa che era successo tempo prima, a Bari, durante la partita con la Salernitana, ma io gli dissi che non volevo sapere niente e di andare via. Poi lui di dimise”.

Delle presunte combine, quindi, Conte avrebbe saputo soltanto anni dopo con l’avvio dell’indagine penale. Rispondendo alle domande di Piero Nacci Manara, difensore di 8 ex giocatori del Bari imputati per frode sportiva insieme con altre 10 persone, tra le quali l’ex capitano Jean Francois Gillet, oltre a dirigenti di Bari, Salernitana e Treviso, Conte dice di aver “sempre incitato la squadra a giocare con impegno per vincere”. “Nel 2008 subentrai a Beppe Materazzi e trovai il Bari in zona retrocessione. Trovai una squadra – racconta al giudice – che aveva voglia di fare cose belle e importanti. Fu un percorso esaltante. Giocammo un calcio propositivo. Da 320 spettatori arrivammo a riempire lo stadio”. E soprattutto Conte “esclude categoricamente” di aver notato per Bari-Treviso episodi che avrebbero potuto far pensare alla possibilita’ di alterazioni dei risultati. Ricorda anzi che in quella partita “l’impegno fu buono, l’impegno di una squadra che ha giocato la partita e che alla fine del primo tempo si e’ presa pure un cazziatone per aumentare i tiri”.

Qualche “stranezza” pero’ Conte la noto’ nella partita con la Salernitana, l’anno dopo, quello della promozione del Bari in serie A. “A quel momento del campionato – dice il ct azzurro – c’era grande euforia e clima di festa perche’ eravamo promossi”, ma “nella settimana prima della partita con la Salernitana non si faceva altro che parlare del gemellaggio tra le tifoserie. L’unica stranezza che ricordo – spiega Conte – e’ la vicinanza dei tifosi che premevamo e durante la partita esultavano anche quando segnava la squadra avversaria”. L’ex allenatore del Bari ricorda che “fu una partita molto garibaldina, si gioco’ a viso aperto. L’impegno fu buono”.

Prima della testimonianza di Conte, ha deposto l’ex giocatore del Bari Alessandro Gazzi (la cui posizione in questo processo e’ stata archiviata). Riferisce di aver sentito alcuni compagni di squadra parlare nello spogliatoio “della possibilita’ di lasciare la partita al Treviso”. E un anno dopo, prima della trasferta a Salerno, “Stellini fece una riunione con quasi tutta la squadra – ricorda Gazzi – ricordando il gemellaggio tra le tifoserie e dando indicazioni sull’atteggiamento da tenere campo, dal momento che il Bari era gia’ promosso in serie A mentre la Salernitana aveva bisogno di punti”. Dopo la partita, poi, “trovai un computer nello spogliatoio al mio posto. Un regalo mi dissero – dice Gazzi – e pensai che era perche’ avevo giocato la mia prima partita da capitano dopo cinque anni che ero al Bari. Ero imbarazzato e lo lasciai li’, ma il giorno dopo, pensando che fosse una scortesia nei confronti della squadra, decisi di prenderlo”.

Fonte: SkySport

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