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Il Napoli da troppo a poco. Col Carpi si ferma ancora

Carpi-Napoli 0-0 InsigneIl flipper è già andato in tilt o ieri sera si sono fulminate un po’ troppe luci tutte insieme? Hanno già staccato la spina al juke box che aveva sparato musica a palla nelle ultime due partite, mentre Bruges e Lazio venivano prese a pallate? Domande che si rincorrono nella notte di Modena, a margine del primo 0-0 di questo campionato, risultato che al Napoli mancava da 45 partite. Tornando a sollevare qualche dubbio sul percorso di maturità di una squadra che segnava da 13 gare di campionato consecutive, aveva vendemmiato gol nel giro di quattro giorni e tre giorni dopo ha costruito l’unica vera, limpida palla gol a 2’ dalla fine, con Gabbiadini a mortificare una rasoiata verticale di Callejon, mandando il suo esterno a spegnersi sul fondo. E così torna l’incubo della scorsa stagione, quella dei 15-20 punti persi contro le piccole. O presunte tali, visto che il Carpi non ha rubato nulla per mettere in tasca il suo primo punto casalingo e non uscire spezzato dal confronto, prima di ieri sera, fra il miglior attacco e la peggior difesa del campionato. La gavetta di Castori non vale meno di quella di Sarri e il suo Carpi ha confermato che con un po’ più di consistenza offensiva potrebbe puntare con maggiori certezze alla salvezza.
QUASI 5-4-1 A cosa possa puntare davvero il Napoli ancora non si è capito bene. Forse lo dirà meglio la Juve sabato sera: sta di fatto che manca una vittoria esterna da aprile e che ieri, al di là di una confermata solidità difensiva, gli sono venuti a mancare troppi giocatori, a cominciare da quell’Insigne che da solo aveva scombinato la logica delle ultime due partite. Avevamo pensato, vedendo subito un Napoli molto più compassato e macchinoso nel suo possesso palla (72,3%, record per ora in A) e molto meno «profondo» rispetto alla sue ultime due edizioni limitate, che si trattasse di pazienza: per non cadere nel tranello di un Carpi che aveva scelto di aspettare, raccolto nel suo 3-5-1-1 tendente al 5-4-1, ma anche pronto a ripartire velenoso. In realtà era un Napoli simile a quello delle prime apparizioni, nella sua improvvisa prevedibilità: meno «sarriano» nel suo pressing, più sporadico nella qualità delle verticalizzazioni e delle conversioni verso la porta, meno brillante nella corsa e nella velocità di esecuzione, nel moto perpetuo degli esterni.
CHE MATOS E così il Carpi non ha mai dovuto tradire la fatica dell’opposizione pallone su pallone a spia dell’allarme sempre accesa. Compatto dietro a parte una mezza dormita su scambio Higuain-Mertens, ha trovato il primo e unico tiro nello specchio della porta al 6’ della ripresa con Matos: ma proprio il brasiliano atipico, uno che sa fare un po’ tutto e tutto fa sull’intero fronte offensivo, con enorme generosità e non solo pericolosità, è diventato la sua fotografia. Non è stato così difficile ingolfare il motore del Napoli: due linee compattissime per chiudere tutte le linee di passaggio, Letizia in asse con Matos per andare a colpire le incertezze difensive di Mertens (infatti poi su quella fascia è stato dirottato Insigne), Lollo e Fedele veloci a buttarsi dentro appena possibile. Al Napoli sarebbe servita molta più spinta dei due laterali (a qual pro quattro uomini sempre bassi per una sola punta?) e un gioco molto più largo per favorire gli inserimenti di Hamsik e Allan e aprire spazi per Higuain. Il primo tempo invece è vissuto sugli sprazzi del Pipita, la ripresa sulle iniziative personali, spesso sballate, di Insigne (8 tiri tentati, uno solo nello specchio), che si è messo a giocare quasi da solo, e infatti Higuain l’ha quasi mandato a quel paese. Quando Sarri ha cambiato, tornando al 4-2-3-1 della scorsa stagione, con Insigne e Callejon esterni e Gabbiadini alle spalle di Higuain, forse era già troppo tardi.

La Gazzetta dello Sport

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