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Inter, pochi gol ma tante vittorie. Mancini come il Capello dei record

MILANO – Elogio dell’avarizia, o del cinismo. Ma anche dell’equilibrio, o del controllo di sé e degli avversari. Cambiano i punti di vista, dunque gli aggettivi, a seconda di chi giudica questa nuova Inter prima in classifica, ma il dato numerico è chiaro e mette tutti d’accordo, critici stizziti o critici amici o critici equidistanti: è un’Inter che vince sempre di misura, che non dilaga perché non le riesce ma le riesce anche benissimo di non subire nulla, e il suo vero segreto, anzi la vera novità nerazzurra, è che contro la sua difesa non passa più nessuno. Ecco il motivo del primato interista: l’equilibrio assoluto. Poi a Mancini fanno notare che la sua Inter non dà spettacolo e lui un po’ se la prende, poi dato che come tutti gli accaniti (nel proprio lavoro) ha una memoria da elefante, quando a Sky lo sfruculiano sull’argomento eccolo indicare col ditino Billy Costacurta, là dentro lo studio televisivo: “Billy, digli di quando voi del Milan vincevate sempre per 1-0…”, e Costacurta annuisce, proprio vero, capitava anche a noi, hai ragione Mancio.

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Già. Si tratta di paragoni di fine estate, ovviamente, e potranno anche essere spazzati via dal resto del campionato, ma intanto questa improvvisa Inter capolista d’autunno comincia a somigliare, nei numeri e nell’atteggiamento, al Milan di Fabio Capello, stagione 1993-1994, quella che si concluse con scudetto e Champions League (vinta nella celebre finale di Atene, 4-0 al Barcellona di Cruijff). L’Inter manciniana finora ha sempre vinto di misura (quattro volte per 1-0 e una per 2-1) e segnando pochissimo: appena 6 gol, che però hanno fruttato 15 grassi punti, e che relegano l’Inter al nono posto nella graduatoria dei migliori attacchi della serie A (in attesa di Empoli-Atalanta); ma al tempo stesso il gol incassato è uno solo, di Di Gaudio in Carpi-Inter (seconda giornata), miglior dato della serie A. Nella stagione 1993-1994, ultima ad assegnare i due punti per la vittoria, il Milan di Capello era reduce da due scudetti consecutivi, rafforzò la difesa con Panucci, mentre per il primo anno dall’inizio del ciclo-Berlusconi iniziò a dover fare a meno del trio Gullit-Rijkaard-Van Basten. Ne uscì fuori una stagione perfetta, con la vittoria in Champions e soprattutto il campionato vinto difendendosi come nessuno, e attaccando con rara efficacia. Il Milan chiuse il torneo con l’undicesimo attacco della serie A (appena 36 gol segnati) ma con la primissima difesa: 15 gol incassati. Nelle 19 vittorie complessive di quel torneo (ancora a 18 squadre) ben nove vittorie arrivarono per 1-0, e 5 per 2-1, quindi 14 vittorie di misura su 19. In quella stagione il portiere Sebastiano Rossi stabilì quello che è ancora oggi il record di imbattibilità in serie A: 929 minuti senza subire gol.

Roberto Mancini sa e ricorda tutto, anche che la sua Samp magari giocava meglio, o rubando di più l’occhio, di quel Milan, ma poi vincevano sempre gli altri. Quindi ora mena vanto della sua Inter cinica ed equilibrata, ma ricorda anche altri numerelli: “In queste prime cinque partite abbiamo avuto un possesso palla medio del 65%, e tiriamo in porta sempre molto più dei nostri avversari. Segno che non siamo così scarsi, dai… Chiaro: dobbiamo migliorare in fase offensiva, non concretizziamo abbastanza. Infatti ci aspetta molto altro lavoro”.
Saranno anche nel bel mezzo dei lavori in corso, ma intanto l’Inter è già in fuga. Approfittando degli squilibri altrui, o di una Juventus che mai aveva ottenuto così pochi punti (5 in 5 giornate) da quando la vittoria vale tre punti, i distacchi crescono e preoccupano le inseguitrici: +10 sulla Juventus, +9 sul Napoli, +7 sulla Roma, +6 su Milan e Lazio, +3 sulla Fiorentina seconda in classifica. Di fatto, è già matematicamente certo che il prossimo 18 ottobre, giorno di Inter-Juventus, l’Inter sarà comunque a distanza di sicurezza dalla Juve anche in caso di sconfitta: nella peggiore delle ipotesi arriverà allo scontro diretto con un +4. Erano anni che non accadeva.

  Inter

serie A
Protagonisti:
Roberto Mancini
Fonte: Repubblica

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