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Melo, il cattivo per forza: “Juve, nessun rancore ma Dio mi voleva all’Inter”

MILANO – CONFESSI dunque: lei è cattivo? Oppure la disegnano così?
“Non lo so. Sono cattivo? Cattivissimo? Ditelo voi, che vedete e giudicate tutto…”.

Diciamo che lei, Felipe Melo, è un giocatore di grande temperamento, che si prende la squadra sulle spalle, e che a volte è un po’ rud…
“… Sì però ascolti, a me fa girare le palle sentir parlare certa gente dei miei falli. Tipo nel derby: entro su Balotelli, vengo ammonito e giù critiche. Ma dico, non vedete che ho preso la palla e non è neppure fallo? Oppure la gomitata a quello del Chievo: ma non vedete che io salto e lui mi viene sotto e prende la botta? Addirittura l’infortunio di Pazzini mi hanno affibbiato, e lì ero solo scivolato, pensa te”.

Nella vita è anche questione di etichette: lei da quando è considerato un pitbull?
“Ma che ne so… Forse da quando giocavo in Spagna: mi chiamavano “la Segunda Bestia”, perché la Bestia era Julio Baptista, ah ah”.

In fondo, appena 12 espulsioni in carriera…
“E lo scorso anno nessuna! Dai che sto migliorando”.

Anche fuori dal campo lei è un po’ bizzoso, per così dire?
“Dipende. In macchina no, non litigo, non sia mai che uno scende con la pistola… sto al mio posto. A casa, con i figli, posso essere più dolce di una mamma, ma se serve sono un pitbull, eh? Se non lo fai, i bambini ti saltano in testa…”

Quanti ne ha?
“Quattro. Uno nato a Rio, uno a Santander, uno a Istanbul e una, la Principessa, a Firenze. Adoriamo l’Italia”.

Per questo è tornato da noi?
“Sono tornato per abbracciare un antico amore. Sette anni fa potevo diventare dell’Inter. Mi voleva Mourinho e io volevo lui. Finì che andai alla Fiorentina, poi alla Juventus, poi al Galatasaray dove ho vinto moltissimo. Ma Dio mi voleva qui, si doveva chiudere un cerchio”.

Se scrivessimo che altrove avrebbe guadagnato il triplo di quello che prende all’Inter?
“Scrivereste quasi il vero… Perché avrei guadagnato più del triplo. Invece per l’Inter ho rinunciato ai soldi, perché grazie a Dio non ho bisogno di soldi, e alla Champions: del resto per inseguire i sogni è necessario fare uno sforzo, no? E io l’ho fatto. Era giusto venire incontro a un antico amore. So che il 99% dei calciatori non l’avrebbe fatto. Ma vedo la mia famiglia felice almeno quanto me, quindi scelta giusta”.

A proposito: fu un errore andare alla Juve in un momento sbagliato della sua storia?
“Certo: avrei fatto meglio ad andare all’Inter, così vincevo il Triplete… Comunque mi è servita anche la Juve: le difficoltà mi hanno fatto crescere come uomo, poi in Turchia ho vinto un sacco. Non rimpiango niente. Della Juve ricordo di aver fatto bene il mio lavoro: con me si vinceva e a volte si perdeva, senza di me perdevano il 90% delle partite. Mi pesarono i 30 milioni con cui mi avevano acquistato, ma io dovevo solo fare il centrocampista, mica segnare come Del Piero e Trezeguet o parare come Buffon. Il mio l’ho fatto. In quella Juve non c’erano i campioni che ci sono adesso. All’epoca, in serie A c’era una sola vera grande squadra: l’Inter”.

Quindi nessuna vendetta da inseguire, domenica?
“Ma per carità… Se uno spara a mio fratello posso pensare a una vendetta, mica per il calcio. Poi una soddisfazione me la sono già tolta due anni fa, eliminando la Juventus in Champions col Galatasaray. Ma tutto normale dai, era solo una partita.

Anche domenica lo sarà. Che avversario si aspetta?
“Forte, che merita rispetto, per niente morto. Ma dobbiamo ricordarci che si gioca a San Siro casa nostra: lì dobbiamo comandare noi, voglio lo stadio addosso, non si discute. È più di un derby: è il derby d’Italia. Sono carico, ma tranquillo”.

Quale Inter ha trovato? Fisica e tecnica, si dice.
“Ditele voi queste cose. Io ne dico un’altra: ho trovato una squadra che ha un’enorme fame di vincere. Lo vedo in partita, negli allenamenti, nello spogliatoio. Gente che ha voglia di lavorare e di migliorare. Di ricreare un’Inter vincente, come un tempo. E con un grande allenatore, bravissimo a mettere insieme tanti giocatori che arrivavano da campionati diversi e infilare subito cinque vittorie consecutive “.

Però non ve le meritavate.
“E ci fa moltissimo piacere che lo dicano! Se le abbiamo vinte giocando male, figuriamoci quando giocheremo bene. Sentivo in tv certi “esperti”: “Oh povera Roma, oh povera Juve, giocano benissimo ma perdono…”. Beh, allora preferisco giocare male e vincere. E mica abbiamo incontrato avversari scarsi finora, eh?”.

Anche lei, come Mancini, si scaglia contro i critici?
“C’è il giornalista che capisce di calcio e quello che non ne capisce. Anche in serie A ci sono giocatori che non dovrebbero starci, in tutti i lavori è così. Qui vedo ex calciatori che non hanno mai vinto niente e parlano di calcio come se fossero Maradona… C’è quello che dice “Felipe Melo fa cagare”, poi io elenco i miei successi: campionati vinti, un Mondiale giocato, una Confederations Cup, coppe su coppe… E quello? Magari giocava nel Novara… Apprezzo invece chi è stato un grande calciatore e fa critiche giuste e misurate, sa come parlare: Costacurta ad esempio, o Leonardo “.

Roberto Mancini è un suo grande estimatore, ha puntato i piedi per averla.
“Per me è un onore che un grande come lui mi abbia aperto le porte. È il più importante allenatore della mia carriera, insieme a Luxemburgo, Unay Emery e Fatih Terim”.

Lei non ha rimpianti ma forse con la Seleçao poteva andare meglio: dopo la famosa eliminazione dall’Olanda al Mondiale 2010 per lei è finita.
“Famosa? Perché famosa? Famosa semmai è stata quella del 7-1 con la Germania… In quel Mondiale, in ogni gol del Brasile c’era la mia ispirazione, nel quarto con l’Olanda feci a Robinho il miglior assist della storia del calcio, poi perdemmo, ci si mise anche l’arbitro e addio. La stampa se la prese con me ma per la gente non ero il colpevole. E certo, sogno di tornare in nazionale. Come sogno di vincere uno scudetto, una Champions. Se Dio sarà con me giocherò altri quattro anni, e voglio vincere. Poi farò l’allenatore, o forse il commentatore tv, però di quelli bravi. Di sicuro il mondo del calcio mi mancherà: quando smetterò avrò nostalgia di tutto, pure della gente falsa e che dice cagate che c’è in questo ambiente. Che è bellissimo, ed è la mia vita”.

Fonte: Repubblica

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