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Così Sarri ha fatto rinascere Hamsik

E ad un tratto rispunta la luna a Marekiaro. Questa è la storia di Marek Hamsik, Marekiaro per la gente di Napoli, ex giocatore triste e oggi capitano felice dopo dieci no alla Juve: «Sì, mi sto divertendo». E come mai, nelle sue nove stagioni tinte d’azzurro, vive ogni giorno sognando a occhi aperti: lo scudetto, ovvio. Sì, la strada è ancora lunga, lunghissima, però il nuovo corso ha rinnovato l’entusiasmo di tutto quanto faccia Napoli: squadra e città. Rivoluzione: bella e buona. E lui, Hamsik, è ancora il simbolo: bentornato nella città della gioia.

LA MATURITA‘. E allora, la rinascita del capitano: cresta altissima e idee chiare. Del tipo: «Se la gente sogna lo scudetto non saremo certo noi a impedirlo». Parole come musica, quelle di Marek. Parole che d’un tratto hanno cancellato i concetti mesti e un po’ così che avevano caratterizzato i suoi discorsi negli ultimi due anni: diciamola tutta, ora è un altro Hamsik. Sì, è lui stesso a dirlo e a sottolinearlo ogni volta che può: cambiato il ruolo, cambiata la vita. E i risultati sono evidenti: è vero che sta segnando meno di quanto ha sempre abituato tutti, però da mezzala sta svolgendo un lavoro fondamentale per l’economia del gioco offensivo e difensivo del Napoli. Non c’è dubbio: sembra proprio che sia giunta la stagione della maturità.

IL SACRIFICIO. A corroborare la tesi, due elementi: una voglia di lottare moltiplicata per tre e poi i numeri. Inattesi: con la Fiorentina, il capitano ha percorso 11 km e 916m – uno e mezzo più di Allan – risultando il secondo di questa particolare statistica dietro il viola Vecino (12,083). E come l’uruguaiano è stato il re dei centrocampisti in campo, in fatto di palle recuperate: 6. Che vita da mediano, verrebbe da dire. E poi anche altro: ma Hamsik non era l’uomo degli inserimenti micidiali che ogni tanto spariva? Altroché: tra il lavoro in fase difensiva e quello in fase offensiva, coronato dallo splendido assist nel corridoio per l’1- 0 di Insigne, domenica Marek ha messo insieme una prestazione da grande centrocampista. «E’ il mio ruolo: sto bene fisicamente e mi sento nel vivo». Ed evidentemente anche più vivo.

Corriere dello Sport

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