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Napoli-Inter, attacco alla vetta: titolarissimi e camaleonti, match in due chiavi

Sarri e la filosofia dei titolarissimi. Trovato l’assetto giusto il tecnico toscano non l’ha più cambiato: stesso modulo, stessa filosofia e stessi uomini, salvo qualche rara eccezione. Una formazione base, sperimentata con successo contro il Bruges in Europa League, riproposta contro la Lazio e poi praticamente in quasi tutte le partite di campionato. Decisivo il cambio di modulo, il passaggio dal 4-3-1-2 al 4-3-3.

Nelle prime tre giornate con il trequartista e le due punte numeri in rosso: una sconfitta e due pareggi, e ben sei gol al passivo. Poi con il tridente d’attacco otto vittorie e due pareggi e solo altre due reti incassate da Reina. Una svolta in tutti i sensi, quindi, con la squadra che è diventata intoccabile. Sette volte la stessa formazione e solo in tre occasioni novità nell’undici base: due cambi contro il Carpi (Valdifiori per Jorginho e Mertens per Callejon), due con il Palermo (Chiriches per Koulibaly e David Lopez per Allan) e uno obbligato a Verona (ancora Chiriches per lo squalificato Koulibaly).

Il Napoli ha trovato continuità e rafforzato le sue convinzioni: una fisionomia tattica precisa e la conferma degli stessi uomini sono state le due prerogative essenziali alla base dei risultati positivi degli azzurri. I benefici maggiori li ha avuti il reparto arretrato con la fase difensiva che ha funzionato finalmente a memoria. Ampi margini di crescita della linea a quattro davanti a Reina: la coppia centrale Albiol-Koulibaly è diventata la più affidabile della serie A insieme a quella dell’Inter formata da Miranda e Murilli, i due terzini Hysaj e Ghoulam hanno contribuito a rendere molto più solido il reparto.

Il centrocampo è collaudatissimo: Jorginho playmaker al momento numero uno in Italia, Allan rubapalloni e incursore devastante e Hamsik rinato nel nuovo ruolo di mezzala sinistra. E poi un attacco formidabile, il treidente con Higuain centravanti e gli esterni Callejon e Insigne. Poche novità ma essenziali rispetto alla squadra di inizio stagione, oltre al cambio di modulo.

Hysaj spostato in difesa da sinistra a destra al posto di Maggio, con l’inserimento da titolare sulla fascia mancina di Ghoulam. Jorginho playmaker al posto di Valfiori e lo spostamento di Insigne da trequartista a esterno sinistro d’attacco. Le tre mosse decisive di Sarri che ha trovato così la formula magica che ha reso invulnerabile il Napoli che oltre al brillante rendimento in campionato è diventato una vera e propria corazzata anche in Europa League con cinque vittorie su cinque: 17 gol realizzati e uno solo subito nella trasferta danese contro il Midtyjlland.

La filosofia dei titolarissimi ha dato i suoi frutti, con Sarri si è rivista la metodologia di Mazzarri, dopo il turnover scientifico e a tavolino di Benitez che di partita in partita stravolgeva la squadra con diversi cambi. In questo campionato, invece, il Napoli ha sempre la stessa faccia e gli stessi uomini e ciò è stato fondamentale per gli automatismi di squadra ed alla base della lunga serie di risultati positivi. Undici uomini, stesso assetto tattico e grande spirito di sacrificio. Il Napoli dei campioni quest’anno è anche umile. Così è diventato vincente.

il mattino

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