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Corsa al titolo, Sarri vede sempre la Juventus: «Ma il mio Napoli stupirà ancora»

Il papà Amerigo scelse la fabbrica e il posto di lavoro sicuro piuttosto che la sua passione per il ciclismo. «Eppure era un buon passista e che ha vinto tante corse anche piuttosto importanti. Ed era amico di Gastone Nencini che, dopo che mio padre si era ritirato, lo rivoleva con sé per aiutarlo nelle corse a tappe. Ma lui disse di no, troppi sacrifici e pochi soldi». Maurizio Sarri racconta spesso questo anedotto nelle poche volte che non parla del Napoli e di calcio. E ieri sera, a Scarperia, nel Mugello, ha voluto al suo fianco proprio il padre, classe 1928, nella cerimonia per la consegna del Premio internazionale «Le Velo, l’Europa per lo sport».

Il motivo? A idearlo è stato Riccardo Nencini, attuale vice ministro e nipote proprio del “grande” Gastone vincitore di un Giro (1957) e di un Tour (1960). «Sono felice per questo premio e anche per il coinvolgimento di mio padre che a 87 anni va ancora in bicicletta», ha detto Sarri ritirando la targa proprio da Nencini. È emozionato come neppure quando ha battuto la Juventus o ha sbancato il campo del Milan. Spiega: «A Napoli mi sento come a casa mia. Ho trovato un grande gruppo, un grande presidente, ottimi collaboratori. Mi sono legato subito a tutti, fin dal primo istante», ha aggiunto l’allenatore toscano.
Chiarisce il suo pensiero sulla sosta. Nel senso che sa bene che le sue frasi hanno aperto il dibattito e che un po’ tutti condividono il suo pensiero: «Troppo lunga la sosta natalizia, non c’è sport professionistico che si ferma per tutto questo tempo. E poi in un periodo dell’anno in cui la gente ha più tempo a disposizione». Ma ci tiene a dire, e lo fa prima della premiazione, che «non ha paura della sosta perché i suoi giocatori sono dei professionisti. Però riattaccare la spina dopo averla staccata è una delle cose più difficili per uno sportivo». Un modo per dire: non temo che tornino con chili in più addosso o altro. Poi racconta del rapporto con Higuain: «Gonzalo, anche se non sembra, è un ragazzo molto sensibile, che ha bisogno di una persona vicina che lo sproni continuamente, ma che in certi momenti lo lasci anche sereno. Domenica alla fine del primo tempo era distrutto perché aveva sbagliato due occasioni e gli ho detto di pensare a giocare a calcio, perché nessuno lo sa fare meglio di lui». Non solo: «Era un rosicone e sprecava troppe energie nervose in atteggiamenti controproducenti».

Indossa un impeccabile vestito da sera: è la terza volta che lo indossa nell’ultima settimana, dopo il galà al Med per la «première» del film di De Laurentiis e tre giorni dopo per la cena societaria a Villa D’Angelo-Santa Caterina. In fondo, un look che potrebbe anche rispolverare su un campo di gioco. «Ero convinto in estate che la Juventus fosse la squadra da battere ed è così. Non sono sorpreso dalla rimonta dei bianconeri, era una cosa ampiamente prevedibile. Ero sorpreso dai risultati delle prime giornate: sono i favoriti numero uno per lo scudetto».

ilmattino

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