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Lazio, nuova emergenza per Pioli: uomini contati in difesa

Lazio, nuova emergenza per Pioli: uomini contati in difesaBisevac contro la Juve (ansa) ROMA – Primo allenamento vero del post-infortunio di Biglia, ancora Pioli non ha sciolto i dubbi. Confermare il 4-3-3 con Cataldi in cabina di regia, oppure di modificare il modulo e passare a un 4-2-3-1 che permetterebbe di giocare senza un regista arretrato? A due giorni dalla partita con il Chievo, il tecnico della Lazio vuole prendersi tutti gli allenamenti a disposizione per valutare la soluzione migliore. Che, come sempre, dovrà fare i conti con l’emergenza. 
 
ANCHE MAURICIO OUT: SOLO DUE CENTRALI A DISPOSIZIONE – La rosa a disposizione di Pioli è sempre una coperta troppa corta, perché nonostante la buona notizia dei recuperi di Basta e Gentiletti (entrambi hanno preso parte alla seduta, ma difficilmente potranno essere considerati per la formazione iniziale di domenica), c’è da fare i conti con una nuova assenza in difesa, quella di Mauricio. Il brasiliano oggi si è presentato in clinica Paideia per una contrattura muscolare che lo lascerà fermo per una quindicina di giorni: ha riportato una lesione di primo grado al bicipite femorale della coscia destra. Praticamente Pioli dovrà sperare che gli unici due centrali a disposizione, Biseva e Hoedt, non prendano un raffreddore da qui a domenica pomeriggio. Niente da fare nemmeno per Marchetti e Kishna. Chissà se davanti ci sarà ancora Miro Klose, che subito dopo la sconfitta con la Juve ha alzato la voce. Si è preso le sue responsabilità per essere ancora fermo a 0 gol in stagione, ma allo stesso tempo ha spronato compagni a servirlo di più e il tecnico a valutare nuove opzioni tattiche, come ad esempio la presenza di un giocatore come Mauri nell’undici titolare. Queste le risposte alle domande dei giornalisti. Di fronte a quelli dei bambini, però, Miro toglie dal viso l’espressione seriosa: “Quanti gol ho fatto? Se intendi quest’anno hai sbagliato la domanda (sorride, ndr). Per ora zero, in carriera un bel po’”.
 
KLOSE, DA CARPENTIERE ALLA VITTORIA DEL MONDIALE – A margine dell’iniziativa della Lazio “Dalla scuola allo stadio, il modo giusto per sostenere lo sport” (un tour per le scuole della Capitale, in cui di volta in volta una rappresentanza di calciatori biancocelesti si presta alle domande dei bambini presenti), il campione tedesco ha parlato di tanti temi. A partire dall’inizio della carriera: “Ho iniziato a giocare a 10 anni, che è tardissimo per un calciatore. Da lì ho cominciato a credere che potevo avere un hobby pagato bene. Per diventare sempre più forti ci si deve allenare ogni giorno, così si può imparare e crescere”. E pensare che Klose prima di diventare calciatore professionista aveva ben altri programmi: “Quando ho finito la scuola facevo il carpentiere. I miei genitori hanno voluto farmi imparare un mestiere. Poi ho provato a giocare in terza divisione, ho fatto tanti gol e sono andato al Kaiserslautern, quattro mesi dopo già ero in prima squadra”. Da lì è iniziata la sua ascesa, che ha toccato l’apice nel 2014 con la vittoria del Mondiale: “Secondo me non esistono parole per descrivere quel successo, è bellissimo. Sono nato in Polonia e cresciuto in Germania, vincere la Coppa del mondo con il tuo Paese è un’esperienza stupenda”.
 

Lazio, nuova emergenza per Pioli: uomini contati in difesa

Klose e Cataldi nella scuola romana

IL PASSAGGIO IN ITALIA: “SCELTA DI CUI VADO FIERO” – La Coppa del mondo, Klose, l’ha alzata da calciatore della Lazio. Il suo trasferimento dal Bayern Monaco in biancoceleste arrivò in uno dei momenti più negativi della sua carriera: “Volevo fare un’esperienza fuori dalla Germania, la Lazio è stata l’unica società che mi ha dato quello che cercavo, a me e alla mia famiglia. Oggi, dopo 4 anni e mezzo che sono qui, sono contentissimo di aver fatto quella scelta”. Prima del suo trasferimento, il tedesco era stato messo in guardia sul tema razzismo: “Prima di venire in Italia ne avevo sentito tanto parlare, ma io vi dico la verità: ancora che non ho mai visto né sentito episodi di razzismo. Se ne parla tanto, ma sulla mia pelle non ho provato nulla di tutto ciò. È ovvio che certe cose non devono accadere, dobbiamo vivere tutti insieme e darci una mano a vicenda. Quando io sono arrivati dalla Polonia in Germania a 8 anni e mezzo, la Germania mi ha accolto a braccia aperte”. Da buon educatore di bambini, Klose ha poi parlato di fair play fornendo esempi concreti che lo hanno riguardato direttamente: “In Germania una volta il portiere non aveva fatto fallo su di me, ma l’arbitro aveva fischiato il rigore. Allora sono andato da lui e gli ho detto che era una decisione sbagliata. Per questo episodio ho ottenuto una premio al fair play. Se sei più bravo dell’avversario puoi vincere lo stesso. A Napoli ho toccato la palla con il braccio, anche lì ho detto che non era gol”. serie A

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Fonte: Repubblica

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