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Milan, Mihajlovic fa fuori Balotelli e Menez: ”Se sono questi non mi servono”

Milan, Mihajlovic fa fuori Balotelli e Menez: ''Se sono questi non mi servono''Sinisa Mihajlovic (agf) MILANO – Erano in teoria due punti di forza del Milan, i cardini di un attacco di lusso: Balotelli al fianco di Bacca, Ménez da trequartista. Invece in pratica, a un mese e mezzo dalla fine del campionato, sono completamente fuori dai piani di Mihajlovic, che non usa giri di parole per spiegare a che punto stiano nella sua gerarchia: decisamente in basso. “Non dipende da me, ma da loro. Da come si allenano e dal fatto che in campo, anche per qualche minuto, possano dare ciò che pretendo io: massimo impegno e rispetto. Finché non lo daranno, staranno in panchina o in tribuna”. L’allenatore parla col sorriso sulle labbra, però non scherza. Nelle 8 giornate che mancano e nella finale di Coppa Italia del 21 maggio contro la Juventus, l’ex centravanti della Nazionale e il capocannoniere milanista della scorsa stagione rischiano dunque di non trovare più spazio, anche in assenza dell’infortunato Niang, che è il più rimpianto dal tecnico (“ci è mancato molto”) e la cosa non passa inosservata.

Ma la questione della coppia declassata non è tutta qui. Non si riduce soltanto a una valutazione tattica (“il cambio di modulo? Se alcuni giocatori in ruoli cruciali non sono ancora in condizioni accettabili, non è il caso di rischiare”) o atletica (“hanno avuto infortuni seri e stanno ancora recuperando”). Se la coppia d’attacco titolare è ormai insindacabilmente Bacca-Luiz Adriano e se a destra, malgrado l’infortunio di Honda, con l’Atalanta dovrebbe giocare De Sciglio, è anche per altre ragioni. Che secondo prassi sarebbero poco confessabili, nel calcio attuale che ammanta di segretezza perfino i segreti di Pulcinella, se Mihajlovic – uno abituato a dire le cose pensa – non avesse scelto di renderle pubbliche in totale e opportuna trasparenza.

Balotelli è vistosamente preda dell’ansia. Non si segnala più per i comportamenti bizzarri fuori dal campo – le cosiddette balotellate – ma per una sorta di abulia, che lo avvolge ogni volta che viene chiamato in causa e che, col passare dei minuti, lo lascia ai margini della partita. Sembra avere perso completamente la voglia di essere protagonista: in 10 anni, dal debutto tra i professionisti, non era mai parso così rassegnato. “Il problema è psicologico”, ripetono Mihajlovic e il suo staff. La “depressione” calcistica è sotto gli occhi di tutti. Basta dare un’occhiata ai numeri. Da quando è tornato a disposizione a metà gennaio, risolta la pubalgia, Balotelli ha giocato una sola volta da titolare in campionato e due in Coppa Italia (segnando anche gli unici due gol, nelle semifinali con l’Alessandria). Manciate di minuti senza lasciare traccia, se non per la famosa sgridata dell’allenatore, che gli rimproverava di non aiutare la squadra in copertura.

La vicenda di Ménez è più semplice e va archiviata alla voce disciplina. Anche il francese è tornato a gennaio, guarito dai guai alla schiena, ma in ovvio ritardo di condizione. Solo che, nel suo caso, non è stato certo il calo di autostima a spingerlo ai margini della squadra titolare, ruolo che aveva recuperato due settimane fa col Chievo, dopo tre presenze nel finale delle partite con Genoa e Napoli e 35′ col Sassuolo. A Ménez sta accadendo l’esatto contrario che a Balotelli. Anche lui ha segnato due gol all’Alessandria in Coppa Italia. Ma li ha interpretati come il ritorno a una gloria dovuta. Mihajlovic, che bada alla sostanza, non lo ha giudicato pronto e con la Lazio lo ha rimesso in panchina. Così Jérémy l’anarchico si è ammutinato: quando il vice allenatore Sakic gli ha detto di scaldarsi per entrare, si è rifiutato, salvo alzarsi poi di malavoglia e giocare gli ultimi 6′. Smascherata dalle implacabili telecamere, la scena ha avuto un ovvio strascico. Durante la sosta delle nazionali, dentro Milanello semideserto, Mihajlovic si è prodotto nella prima ramanzina, privata. Per la seconda ha aspettato l’arrivo di tutti i compagni dalla diaspora in giro per il mondo. “E penso di essermi fatto capire bene. C’è una battuta bellissima di Cruyff a un giornalista: se io volessi che tu mi capisca, mi sarei spiegato meglio. Beh, non è questo il caso. Con Ménez mi sono spiegato molto bene”.

La morale delle due storie parallele è la stessa. I due attaccanti caduti in disgrazia hanno ormai una sola possibilità per recuperare credito presso l’allenatore, i compagni, la società e i tifosi: giocare per la squadra, non per se stessi, e magari fare gol. Sfruttare l’occasione, insomma. Che a uno dei due potrebbe capitare anche con l’Atalanta, per qualche minuto. Non è affatto detto che basti a evitare il divorzio a fine stagione, probabilissimo per l’attaccante infastidito dalla panchina e più che possibile per l’attaccante intristito. Ma servirebbe, almeno, per addolcire la loro annata agra.

milan ac

serie A
Protagonisti:
mario balotelli
jeremy menez

Fonte: Repubblica

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