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Milan, rosso da record nell’ultima assemblea prima dei cinesi

MILANO – A guardare i conti degli ultimi anni avrebbe poco da scherzare. Indicato come uno dei partecipanti alla cordata di imprenditori cinesi pronti a rilevarte la maggioranza del Milan, Jack Ma ironizza sul suo ruolo di prossimo proprietario del club rossonero: “Il Milan si trova nella città di Milano? Ho sentito che Mike Tayson dei Lakers di recente è andato a Milano ma non sono sicuro che si trattasse del Milan. Ora Yao Ming sarà nei guai”.

Il magnate cinese non ha fatto dichiarazioni ufficiali, ma ha parlato attraverso il suo account Weibo, l’equivalente locale di Twitter. Ironie a parte, Jack Ma sa benissimo di calcio (essendo tra i proprietari del Guangzhou Evergrande, l’ex squadra guidata da Marcello Lippi), e di calcio italiano: un paio di anni fa aveva mandato dei suoi emissari per capire meglio la situazione della Roma. A dimostrazione di come sia intenzionato da tempo a sbarcare in Serie A.

Bilancio in rosso. Ma se andrà in porto la trattativa per la cessione, non sarà certo per la brillantezza dei conti del Milan. L’assemblea del club ha dato il via libera al progetto di ilancio per il 2015, che ha accumulato un passivo di 89 milioni, cui si devono sommare le perdite del 2104, l’anno del “buco” record con oltre 91 milioni al passivo. Pesano la mancata qualificazione in Champions League, il drastico calo degli abbonamenti (scesi sotto quota 20mila) e degli spettatori. In compenso continuano ad aumentare le spese per il personale, per gli allenatori (visto il rapido turn over presidenziale degli ultimi anni) e per i calciatori. Unica nota positica, un leggero aumento delle cifre arrivate dagli sponsor.

Piccoli soci all’attacco. Un bilancio che non ha soddisfatto l’Associazione dei piccoli azionisti del Milan: poche quote (la Fininvest ha oltre il 99 per cento del capitale), ma molta combattività. Durante i lavori hanno posto una serie di domande ai vertici della società, rappresentati dai vicepresidenti Barbara Berlusconi e Adriano Galliani. Chiedendo conto di spese, campagna acquisto, gestione del marchio sportivo, sponsorizzazioni (qui l’elenco di tutte le domande poste in assemblea). E hanno concluso chiedendo il dimezzamento degli stipendi dei manager. Un’altro piccolo azionista,  Giuseppe Gatti ha chiesto le dimissioni di Galliani: “Mi sarei aspettato che lei si dimettesse e che Berlusconi tornasse a fare il presidente onorario. Anche nel Milan è necessario un ricambio generazionale. Il secondo anno di Allegri è stato una grande sconfitta, dando via al dominio della Juve nel campionato italiano. Abbiamo perso il campionato contro una Fiorentina che era la metà di quella che era adesso. L’anno prima era stato mandato via Pirlo e ci sono delle responsabilità. E’ stato fatto un regalo alla Juve, comprando Matri per 11 milioni”.

Un’ora e mezza di sospensione. Domande talmente incalzanti da costringere a una sospensione dell’assemblea (fatto assolutamente insolito negli ultimi anni) per consentire ad Adriano Galliani di rispondere. L’ad era l’unico componente del Cda presente insieme a Leonardo Brivio: non c’era Barbara Berlusconi. Assenti Cantamessa, Cannatelli, Foscale, Marchesi, Paolo Berlusconi e Cefaliello. Fatto evidenziato dagli interventi critici. Galliani, che da quasi tre anni è ad solo per la parte sportiva, rapporti con la Lega e i diritti tv, per di più è stato paradossalmente chiamato a fornire spiegazioni su questioni delicate relative a deleghe amministrative in mano a Barbara Berlusconi, ad per la parte commerciale e finanziaria. Dopo una lunghissima sospensione, durata un’ora e 40 minuti, Galliani ha letto una nota della durata di cinque minuti.
 
La replica di Galliani. L’ad rossonero ha rivendicato che il Milan “ha un piano strategico pluriennale” anche alla luce del financial fair-play. “In ogni caso in tutti gli sport hanno cicli positivi e negativi che dipendono anche dagli avversari. Il cda sta pendendo decisioni per sovvertire questo trend”, continua Galliani che evita ogni parallelo con la Juventus: “Non si possono fare confronti con altre società quotate in Borsa. E ogni società ha una storia diversa”. Secondo il manager brianzolo, non sono stati effettuati accantonamenti in vista dell’esito della causa intentata da Fondazione Fiera perché, secondo i pareri giuridici raccolti, la domanda non sarà accolta. In ogni caso, nonostante la bocciatura del Portello, “la costruzione di uno stadio di proprietà rimane tra gli obiettivi strategici”.
 
La “grana” stadio al Portello.  L’ultima dichiarazione programmatica sullo stadio sembra rappresentare un’altra retromarcia rispetto agli ultimi mesi nei quali, a partire da agosto, Berlusconi ha sempre ripetuto che il Milan resterà a giocare a San Siro. Galliani ha risposto in modo sintetico sulle altre critiche sollevate: “Casa Milan ha ricevuto 600.000 visitatori con incassi di 6.4 milioni di euro. E’ un risultato più che positivo. E’ un progetto che rientra nella diversificazione dei ricavi chiesta anche dal fair-play finanziario. E i compensi per gli agenti sono elevati in tutte le società”. Il bilancio è stato bocciato da numero piccoli azionisti.
 
Rivera e Maldini in cda? Ma il colpo di scena principale è stato rappresentato, ancora una volta, dalla proposta dell’Associazione Piccoli Azionisti che ha presentato una lista alternativa per il consiglio di amministrazione nella quale sono stati inseriti grandi ex calciatori milanisti del passato: Rivera, Albertini, Boban, Paolo Maldini e Seedorf. “E’ la prima volta che succede in 30 anni”, dice Galliani che ha chiesto aiuto al notaio per capire tecnicamente come procedere vista l’eccezionalità dell’evento. Ovviamente i numeri non lasciavano nessuna chance alla nomina del cda alternativo. E’ stata confermata la lista Fininvest, ultimo atto dell’assemblea più convulsa della gestione Berlusconi. 
 

Fonte: Repubblica

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