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L’Inter “stacca” il Milan: solo sorpasso virtuale?

La coreografia della curva interista in occasione dell’ultimo derby, terminato 2-2 (foto Getty)

Dopo un “inseguimento” lungo 15 giornate i nerazzurri hanno superato i cugini, recuperando 13 punti nelle ultime 6 partite (ma i rossoneri ne hanno giocato una in meno). Montella aspetta rinforzi, in palio c’è l’Europa e, non meno importante, la supremazia cittadina

“I pussée bèj”, i più belli. Calma: il “godimento” è soltanto virtuale (il Milan ha una partita in meno), ma dopo mesi di bocconi amari è concessa una settimana di “sfottò” ai tifosi interisti, tornati avanti in questa sfida tutta metropolitana, come non accadeva dal lontanissimo 25 settembre. Un sorpasso che si è consumato domenica pomeriggio a Palermo con la sesta vittoria consecutiva dei ragazzi di Pioli, che hanno approfittato della sconfitta casalinga dei rossoneri subita dal Napoli per mettere la freccia (da -1 a +2) e completare una rimonta che fino a qualche settimana fa sembrava quasi impossibile.

Erano trascorse appena 6 giornate, e di lì a poco la squadra di Montella avrebbe salutato la banda “stonata” di De Boer per arrivare al massimo vantaggio di 11 punti, ma con Pioli già in panchina: Milan-Crotone 1-0 e Napoli-Inter 3-0 alla 15esima, il vero punto di svolta della stagione nerazzurra e, di contro, il preludio al progressivo rallentamento di un Milan che stava viaggiando a ritmi da corsa scudetto (-4 dalla Juve capolista).

Premesse. Il mercato estivo dell’Inter lasciava supporre che Icardi e compagni avessero un leggero vantaggio – in termini di qualità – sui rossoneri, condizionati dal closing con i cinesi, non Vincenzo Montella, che in due mesi ha portato una squadra reduce dal settimo posto (praticamente la stessa di Mihajlovic) a sognare di poter tenere testa ai campioni d’Italia; al contrario di quello che succedeva dall’altra parte di Milano, con un allenatore (Roberto Mancini) in rotta con la società (vecchia e nuova), lasciando la “patata bollente” nelle mani di Frank De Boer, catapultato alla Pinetina a dieci giorni dall’inizio del campionato e a caccia di “sperimentazioni” (vedi Europa League) convinto di averne il tempo. Non l’ha avuto, ma difficilmente avrebbe potuto far meglio del suo successore, che – dopo il ko del San Paolo – le vincerà tutte…

Rigori, croce e delizia. Il Milan dei +11 sull’Inter andava all’Olimpico per giocarsi contro la Roma il ruolo di anti-Juve con una striscia di 4 successi e un pareggio (nel derby), ma già nel match precedente con il Crotone aveva manifestato qualche pericoloso segnale di allarme, “suonato” dal rigore sbagliato di Niang e “rientrato” con il gol-vittoria di Lapadula allo scadere. Ma quando il giovane francese – rigorista designato – si farà ipnotizzare anche da Szczesny, e poi sarà “punito” da Nainggolan, è come se i rossoneri avessero preso coscienza della loro vera “dimensione”, rimandando ogni suggestione in campionato (non disdegnando comunque uno 0-0 a S. Siro con la super Atalanta) e puntando tutto sulla Supercoppa, una gara secca, dove tutto può accadere. Specialmente se in porta hai un fenomeno come Donnarumma, che para il penalty decisivo a Dybala e regala a Silvio Berlusconi il suo 29° trofeo (in 30 anni).   

Scatto Inter. Stefano Pioli prende il posto di De Boer l’8 novembre, e – complice la sosta per le nazionali – ha due settimane di lavoro davanti per preparare il derby. Il cambio di mentalità della nuova Inter scatta in quei giorni, certificato dal 2-2 di Perisic all’ultimo assalto, già sintomo di uno spirito diverso, più “da battaglia”. Che “evapora” nuovamente a Napoli, ma torna vivo più che mai contro il Genoa, a Sassuolo e soprattutto nella sfida natalizia con la Lazio, “demolita” in meno di un quarto d’ora da Icardi e Banega. Ecco, non segna più soltanto Maurito, come nella precedente gestione: con i grifoni ci pensa Brozovic (doppietta), al Mapei Stadium Candreva (in gol anche nel derby). A Udine e Palermo Perisic e Joao Mario. E presto (sabato arriva il Pescara al Meazza) vorrà entrare nel tabellino dei marcatori anche Roberto Gagliardini, già titolare inamovibile e nuovo idolo della tifoseria. Insomma, il vento è cambiato, il tecnico emiliano sta costruendo un gruppo, un gioco, e non solo l’idea…

Fame di gol. E la differenza sostanziale tra le due squadre sta proprio qua: nelle ultime 6 giornate l’Inter è andata a segno 12 volte (subendo 2 reti), il Milan 4, incassandone 5 (con una partita in meno per l’impegno in Supecoppa, lo ricordiamo, che recupererà a Bologna l’8 febbraio). Ma se Icardi può anche permettersi di non timbrare il cartellino ogni santa domenica, lo stesso non potrebbe fare Carlos Bacca: senza il guizzo del colombiano i rossoneri soffrono, le reti di Bertolacci e Kucka hanno fruttato appena un punto (a Torino). Con Lapadula a secco dal Crotone e Niang non pervenuto (l’ultimo acuto del 16 ottobre al Chievo). Suso fermo all’Empoli (26 novembre) e Bonaventura che si esalta in coppa, ma manca all’appuntamento in campionato da 9 partite (l’1-0 da tre punti al Pescara risale al 30 ottobre). E Locatelli sta ancora esultando per il gol alla Juve…

Futuro. In questo senso gli ultimi giorni del mercato di gennaio saranno fondamentali in casa Milan, che si è già assicurato dall’Everton il talento del giovane attaccante spagnolo Gerard Deulofeu, recordman di presenze (32) e di reti con l’Under 21 spagnola (16). Potrebbe esserci con la Juventus mercoledì allo Stadium per i quarti di Tim Cup, altrimenti domenica pomeriggio a Udine. E i rossoneri non si fermeranno certo qui, in gioco c’è l’Europa, ma prima ancora un orgoglio tutto milanese.

Fonte: SkySport

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