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Defoe e Bradley, a Wembley emozione indescrivibile

Defoe e Bradley (LaPresse)

Quella terminata domenica è stata una settimana speciale per Jermain Defoe. L’attaccante inglese è tornato in campo, a tre anni e mezzo di distanza, a vestire la maglia dei Tre Leoni, e come se non bastasse, ha siglato il gol del vantaggio per la Nazionale di Southgate. Non è stata questa però la gioia più grande vissuta nel weekend dal centravanti di origini caraibiche. Il regalo più importante gliel’ha fatto Bradley Lowery, il bambino ammalato di neuroblastoma, un tumore del sistema nervoso, che lo ha accompagnato durante l’ingresso sul terreno di gioco e lo ha abbracciato mentre a Wembley risuonava l’inno nazionale. Un’emozione difficile da commentare, che lo stesso Defoe ha provato a raccontare su Instagram: “È un momento che non dimenticherò mai: il ritorno nella Nazionale inglese, l’entrata in campo con il coraggioso Bradley. I momenti più belli della vita sono questi, non puoi trovare parole per descriverli”.

Quando nasce l’amicizia tra Defoe e Bradley? Il piccolo Bradley Lowery ha solo 5 anni, ma sa già che a causa di una nefasta malattia non potrà vivere a lungo. I dottori sono chiari fin da subito con la famiglia Lowery: nonostante le generose offerte economiche provenienti da ogni angolo d’Oltremanica il bambino non guarirà, si potrà solo rallentare il processo e rimandare l’inevitabile. A settembre allo Stadium of Light la formazione di casa, il Sunderland, la squadra del cuore di Bradley, ospita l’Everton, e decide di fare un regalo al bambino, che entra in campo come una mascotte e riceve l’applauso prolungato di tutto lo stadio. Per Bradley si realizza un sogno: “Ho incontrato Defoe, il mio giocatore preferito, e tutti hanno gridato il mio nome. È stato fantastico”. Ma è solo l’inizio. Tre mesi dopo i Black Cats invitano di nuovo la famiglia Lowery in occasione del match contro il Chelsea, con il piccolo Bradley che nel corso dell’intervallo realizza un altro sogno, trasformando un rigore contro il portiere Begovic. Il penalty viene premiato come gol del mese.

Quella notte in ospedale – A febbraio la terza tappa di questa emozionante storia: Jermain Defoe, in compagnia di Larsson, Mannone e O’Shea, fanno visita al bambino in ospedale, che non riesce a contenere la gioia di incontrare nuovamente il suo idolo. Guarda sua madre e le chiede “Spegni la luce?”, poi si rivolge a Defoe: “Vuoi dormire con me?”. L’attaccante non ci pensa due volte e si tuffa nel letto in compagnia del piccolo, che si addormenta tra le sue braccia. La signora Lowery scherzosamente lo avverte: “Ora ti toccherà restare tutta la notte” ma il giocatore del Sunderland non si preoccupa: “Allora chiami Moyes e gli dica che nel weekend non posso giocare”.

È in questo momento che la loro amicizia diventa più solida che mai. “Sono stato benedetto dalla vita. Ho la possibilità di rendere felice qualcuno e di questo sono troppo contento, soprattutto perché si tratta di un bambino in difficoltà” dice il centravanti inglese. Infine la pagina più recente, speriamo non l’ultima, di questo emozionante racconto. Il capitano Hart fa un passo indietro, li guarda negli occhi e dice: “Ora tocca a voi”.

L’entrata a Wembley, mano nella mano con il suo migliore amico, diventa realtà. Defoe poteva fare la cosa più facile in questi casi: fare una donazione alla famiglia. Ha scelto invece la strada più umana e passionale: offrire il suo affetto a chi è più sfortunato di lui. In carriera Defoe ha segnato più di 250 reti, ma il gol più bello lo ha realizzato nelle ultime settimane, regalando una pagina di sport e di vita che nessuno potrà mai cancellare, nemmeno una maledetta malattia. 

Fonte: Sky

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