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Sampdoria-Napoli 2-4: agli azzurri la vittoria non basta, restano al terzo posto

GENOVA – La tredicesima vittoria in campionato fuori casa non è bastata al Napoli per strappare in extremis il secondo posto alla Roma, salvata in extremis dal gol di Perotti all’Olimpico. Ma il 4-2 di Marassi contro la Sampdoria è una ulteriore conferma della crescita degli azzurri, che potranno affrontare con fiducia gli spareggi di Champions a metà agosto. Per la squadra di Maurizio Sarri è stata una stagione da record: per punti (86) e gol segnati (115, coppe comprese). Spettacolare anche l’ultima esibizione, con il vantaggio del solito Mertens e le reti gioiello di Insigne, Hamsik e Callejon, contro un avversario tutt’altro che arrendevole e almeno inizialmente attento e ordinato.       Non è stata la classica sfida di fine stagione, perché anche la Sampdoria è scesa in campo con apprezzabile determinazione e ha dunque reso difficile la vita al Napoli: al contrario un po’ distratto dall’altalena di novità in arrivo dall’Olimpico e protagonista di un avvio meno brillante del solito. Gli azzurri hanno tentato soprattutto di mettersi al servizio di Dries Mertens: in lotta per la classifica dei cannonieri e cercato dai suoi compagni perfino con esagerata insistenza, che ha finito per agevolare il compito dei difensori avversari. Pure per questo la supremazia territoriale della squadra di Sarri è stata a lungo sterile, nonostante il moto perpetuo di Callejon e di Insigne e un paio di conclusioni dalla distanza fuori misura, che non hanno impensierito Puggioni. Pochi i pericoli anche per Reina, molto fischiato dai ventimila tifosi presenti a Marassi dopo i veleni della partita d’andata al San Paolo, in cui il portiere spagnolo aveva in qualche modo indotto al fallo da espulsione Silvestre: accentuando un contatto con l’argentino e scatenando le rabbiose proteste del presidente Ferrero, per la presunta simulazione dello spagnolo.

Altro che atmosfera amichevole, insomma. È stata una sfida vera e per sbloccarla il Napoli ha avuto bisogno di uno svarione di Regini (tra l’altro un ex), che ha sbagliato un rinvio e regalato il gol del vantaggio (36′) a Mertens: libero di colpire con la porta vuota e spalancata. Frastornata la difesa della Sampdoria, che da quel momento non è riuscita più a contrastare con la stessa efficacia le folate degli attaccanti avversari. Poco prima dell’intervallo è arrivato così pure il raddoppio capolavoro di Insigne, autore di un fantastico tiro a giro (42′) che non ha lasciato scampo a Puggioni. Poi il giocatore di Frattamaggiore si è lasciato andare a un’esultanza eccessiva, che ha acceso ancora di più gli animi in tribuna e obbligato l’arbitro per due volte (attraverso lo speaker) a minacciare la sospensione della gara: a causa dei cori di discriminazione territoriale contro i napoletani, che in seguito all’appello sono cessati quasi di colpo.

Non si è invece fermato il Napoli, entrato in campo con ancora più determinazione in avvio di ripresa. Il tris degli azzurri, firmato da Hamsik, è giunto al termine di una triangolazione irresistibile tra Mertens, Callejon e il capitano, che ha dovuto soltanto appoggiare il pallone in porta di testa (4′). Il monologo della squadra di Sarri è stato interrotto per un attimo dalla solita disattenzione difensiva, che ha favorito il tap in a due passi dalla rete di Quagliarella (5′), che non ha esultato. Ma è stato un attimo, di cui la Sampdoria è riuscita ad approfittare solamente per riprendere un po’ di fiato. Il poker al volo di Callejon (20′), su assist del solito Insigne, ha chiuso definitivamente i conti e scatenato di nuovo la furia di Marassi, che ha festeggiato la rete di De Rossi all’Olimpico con altri cori discriminatori. Più dell’ennesimo intervento dello speaker, però, è stato il pari del Genoa ad interrompere di nuovo le ostilità: questa volta anche sul campo. Tutti incollati alla radio tranne Alvarez, che ha approfittato di una dormita di Reina per accorciare un po’ le distanze (45′). A fare male ad Hamsik e compagni è stato tuttavia il gol di Perotti a tempo scaduto: l’addio più beffardo al secondo posto.

Fonte: Repubblica

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