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De Laurentiis: “Calcio italiano? Bisognerebbe fare tabula rasa. Questo è il Paese dei compromessi”

De Laurentiis: "Calcio italiano? Bisognerebbe fare tabula rasa. Questo è il Paese dei compromessi"Aurelio De Laurentiis, 68 anni. (lapresse) ROMA – Aurelio De Laurentiis è un fiume in piena. Punge, attacca, provoca. Il presidente del Napoli durante l’audizione in Commissione Parlamentare Antimafia parla praticamente di tutto. Dal “caos totale” che c’è “negli alti piani della Serie A”, alla questione stadi “siamo ostaggi”, fino alla situazione del calcio italiano “questo è il Paese dei compromessi, bisognerebbe fare tabula rasa”, passando per Genny ‘a Carogna “mai conosciuto” e per la alla figura – ormai centralissima – dei procuratori “il Napoli non paga certe commissioni”.

ADL: “ITALIA PAESE DEI COMPROMESSI” – “Negli alti piani della Serie A c’è un caos totale: non è pensabile l’assenza dello Stato – esordisce De Laurentiis -. Io non appartenevo al mondo del calcio. Quando sono arrivato mi sono preoccupato di correre perchè non ho trovato nulla. Sono dovuto ripartire dalla Serie C, mi sono ritrovato con gli sputi sulla testa e con la raccomandazione di non uscire dagli spogliatoi: pensavo fosse un problema della Serie C, ma poi ho verificato che avveniva anche in Serie B. E negli alti piani della Serie A c’è un caos totale”. Il numero uno del club partenopeo passa poi alla questione stadi. “Dall’81 esiste una legge, la 91, che non è mai stata aggiornata, io la abolirei  e poi imiterei gli inglesi: gli stadi erano pieni di hooligans, con i provvedimenti della Thatcher si sono svuotati per tre o quattro anni ma poi improvvisamente riempiti di famiglie. Noi invece siamo ostaggio negli stadi, non possiamo fare nulla, non si possono avere rapporti coi tifosi, per esempio. Sono contento di questa audizione che credo debba dare corso ad un seguito di rapporti con le rappresentanze del mondo calcistico per poterlo rifondare: con l’arrivo di Lotti pensavo ci fosse una rifondazione del calcio: bisognerebbe fare tabula rasa, questo è invece il Paese dei compromessi, dei non si può fare”.

Si passa poi alla ricostruzione di quanto accaduto allo stadio Olimpico nel maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina: “Allo stadio trapelava la notizia della morte di Ciro Esposito e la curva del Napoli era in subbuglio – ricorda De Laurentiis -. C’era grande agitazione, i tifosi volevano fare invasione di campo. Ero in tribuna e a un certo punto sono andato dall’allora prefetto Pecoraro per invitarlo a fare una comunicazione e dire che il ragazzo non era morto. A quel punto la questura di Roma accompagnò il nostro capitano Marek Hamsik sotto la curva per cercare di spiegare lo stato delle cose a questi signori. Io non ho mai conosciuto Genny ‘a Carogna”, conclude il presidente del Napoli, prima di dire la sua sul mondo dei procuratori e delle commissioni pagate dai club. “Io sono in completo disaccordo con le istituzioni calcistiche, anche con la Fifa e dico sempre ai miei, stiamo attenti. Poi trovo dei mistificatori che si inventano le professioni o fondi che gestiscono i giocatori e fanno il bello e il cattivo tempo nel mercato. Il Napoli non paga certe commissioni, quelle nella norma, e cerchiamo di pagare anche meno. I pagamenti all’estero non sono riprovevoli a meno che non sono fatti a società fantasma. I nostri pagamenti sono fatti da una banca all’altra, tutto è ripercorribile in modo attento. Poi io ho sempre odiato gli agenti di cinema, pensi quelli del calcio…”.

PREZIOSI – In mattinata è toccato anche ad Enrico Preziosi intervenire. Il presidente del Genoa ha confermato di non aver mai avuto nessun rapporto con gli ultrà. “Non c’è mai stato una relazione tra la tifoseria e la società. Posso dire veramente poche cose, ma sicuramente sono uno dei presidenti più contestati. Soprattutto negli ultimi anni i rapporti sono stati molto complicati, ci sono striscioni dappertutto con scritto ‘Preziosi vattene’. Il rapporto – ha aggiunto – è limitato in capo ai club che chiedono agevolazioni per pensionati o per classi di persone con meno possibilità di accedere a un abbonamento, ma poi finisce qui”. Preziosi ha poi fatto il punto sugli stadi italiani ormai visti come “una zona franca” in cui “si può offendere e rimanere impuniti” e in cui “le persone normali hanno paura di andare” perché “quando ci sono risultati che non arrivano, si coglie l’occasione per contestare ma in realtà vengono fatte azioni delinquenziali”.

LOTITO – La palla passa poi a Claudio Lotito. Il presidente della Lazio parla del rapporto con le istituzioni “ho creato un filo sinergico con loro”  e delle attività illecite svolte allo stadio “dallo spaccio merchandising falso, fino al recupero crediti e alla prostituzione”. Perché, spiega Lotito, “in una curva con 12mila persone, se faccio lo spacciatore, lì ho tutto a disposizione”. Prima di scendere sul personale. “Io ancora oggi 7-8 volte al giorno ricevo minacce telefoniche, ma annoto tuto, ora giorno…ma se c’è posizione forte delle Istituzioni, che non deve deflettere si creano percorsi di dialogo costruttivo. Io sono stato il primo ad assumere una posizione molto chiara, ho fatto una scelta di campo tra consenso e legalità, ed ho scelto la legalità e ritengo sia stata una scelta giusta e che può essere perseguita da tutti” ha concluso il numero uno della Lazio.

commissione parlamentare antimafia

Protagonisti:
aurelio de laurentiis
enrico preziosi
claudio lotito

Fonte: Repubblica

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