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Dzeko-Kolarov, gli amici che fanno sognare la Roma

Chi trova un amico trova un tesoro, recitava un adagio. Il tesoro di Dzeko si chiama Alexandar. E di cognome fa Kolarov. Due calciatori, due ragazzoni dell’est, così diversi ma così simili, nati a 250 km e qualche mese di distanza e insospettabilmente legati da un comune destino chiamato pallone. Dopo aver girato l’Europa inseguendo una sfera e sfuggendo a una stessa guerra, a Manchester sponda City si sono prima incontrati, piaciuti ma poi di nuovo separati. A Roma ora si sono definitivamente ritrovati. Consacrando sull’altare del gioco giallorosso la nuova corsia preferenziale del gol: il serbo crossa, il bosniaco segna. Sin troppo facile a dirlo, ma ancora di più a farlo. Per referenze, chiedere a Verona e Benevento, di certo non le difese più impenetrabili della nostra Serie A ma per due volte bucate dall’assist del terzino e dai puntuali interventi del centravanti. Che detta così sembra anche una vecchia e bella storia di quel calcio che oramai non c’è più. E invece, per la fortuna e il bene della Roma, ci sono eccome. E sono di nuovo insieme. Merito di Monchi che ha fiutato l’affare, certo, ma anche e soprattutto dell’attiva collaborazione proprio del gigante bosniaco, che con i gol al Benevento ha sancito il miglior inizio, a livello statistico, della sua carriera (5 gol nelle prime 4 giornate – la Roma deve recuperare la partita con la Sampdoria). “Hai consigliato te l’acquisto di Kolarov?”, gli ha chiesto Paolo Assogna al termine della sfida del Vigorito. “Certo, “Sapevo che mi avrebbe aiutato. Mi ha dato tanti assist quando giocavamo insieme nel City, a Roma sta continuando”.

Un tuttofare di rara efficacia, Edin Dzeko: bomber di razza, direttore sportivo di scorta. Con Emerson infortunato, i giallorossi avevano bisogno di un terzino sinistro di spinta ed esperienza e, allora, ecco l’idea. Una telefonata, due battute in ricordo dei vecchi tempi, la proposta e poi il sorriso sornione del serbo: “Ci vediamo a Roma, Edin”. E così, i due insospettabili amici, che per luogo di nascita ed etnia sarebbero potuti essere molto più facilmente nemici, sono tornati insieme. Anche se in fondo separati non si sono mai sentiti, uniti come sono sempre stati da un’intesa tecnica che va oltre qualsiasi altro fattore. Ha sfidato anche la sorte il bomber romanista, invitando a partecipare alle colazioni di Trigoria quell’ex laziale che in un derby doloroso per i colori giallorossi aveva anche purgato gli odiati cugini. E invece Alexandar ci ha messo pochissimo per cancellare il suo passato e congiungersi in un ideale abbraccio d’amore tutto giallorosso. Sin dal precampionato, quando proprio con un assist al bosniaco aveva propiziato il pareggio contro la Juve, nemica primigenia di ogni istinto romanista. Poi, passando alle cose serie, il gol da tre punti alla prima giornata contro l’Atalanta, una personalità esagerata sulla fascia e i due assist contro il Verona e contro il Benevento per l’amico goleador. Che evidentemente, da ieri, si sentirà molto meno solo. Aveva chiesto assistenza e aiuto dopo la partita, tutta all’indietro, giocata contro l’Atletico Madrid. Orfano del gioco di Spalletti, molto più collaudato di quello in rodaggio di Di Francesco, e soprattutto del compagno assist-man per eccellenza Salah, emigrato in Premier per questioni di bilancio. Ebbene, il ruolo sarà anche diverso, ma il sinistro è esattamente la stesso. E l’intesa ancora più istintiva. Anche per questo forse sorrideva il bosniaco al termine della passeggiata del Vigorito: a Benevento Edin ha definitivamente dimenticato Salah e finalmente ritrovato un amico.

Fonte: SkySport

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