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OBIETTIVO NAPOLI – Fallimento totale nel match più importante dell’anno

In settimana avevamo scritto (https://www.pianetazzurro.it/2017/11/28/obiettivo-napoli-gli-azzurri-devono-battere-la-juventus/) che una mancata vittoria contro la Juventus per il Napoli sarebbe stata un mezzo fallimento. Purtroppo i nostri timori si sono concretizzati e la partita al San Paolo, che poteva segnare una svolta sensazionale nella stagione degli azzurri, è diventata una clamorosa debacle, che ha evidenziato tutti i limiti, di varia natura, della squadra di Sarri.

E’ chiaro, punti alla mano, nulla è compromesso. Il Napoli è ancora lì, a giocarsi i primissimi posti della classifica e la stagione è ancora nelle sue fasi iniziali. Il problema è però un altro: contro la Juventus gli azzurri hanno dato grossi segnali di debolezza, fisica, tecnica, tattica e mentale. Gli azzurri hanno giocato male. Il possesso di palla, se non viene concretizzato, è effimero (per citare il compianto Scoglio), e da solo non può rendere bella una prestazione in cui la squadra non è quasi mai riuscita ad entrare nell’aria di rigore avversaria. Il Napoli ha giocato male perché stanco nei suoi elementi fondamentali, perché Sarri non è riuscito a dare una svolta ad un copione tattico sempre uguale a sé stesso, e mal funzionante nelle ultime settimane, e perché la rosa, in estate, non è stata rinforzata per nulla, costringendo un allenatore già poco avvezzo ai cambiamenti a giocare praticamente sempre con gli stessi elementi, andando in crisi in caso di stop di qualcuno di questi.
Il dato allarmante è che il gioco del Napoli, dall’infortunio di Ghoulam, si è praticamente arenato. Prendo in prestito i dati che il collega Giuseppe Di Marzo ha diffuso in settimana sul nostro gruppo Facebook: dall’infortunio di Ghoulam la formazione partenopea ha fatto 0 gol su azione in 4 partite di campionato su 5, creando pochissimi pericoli nelle gare in questione.  Questo conferma quanto fossero indispensabili gli automatismi sulla corsia mancina per il gioco del Napoli. Né Hysaj, per caratteristiche tecniche, né Mario Rui, per interpretazione del ruolo e difficoltà fisiche, sono riusciti a garantire la stessa qualità nelle giocate che c’era con Ghoulam a supportare Hamsik e Insigne. Sarri, in questo frangente, si è fatto trovare del tutto impreparato. Non sappiamo dire fino a che punto le colpe siano sue o di chi gli ha messo a disposizione una rosa povera di alternative valide, sta di fatto che non si è riusciti a trovare una fonte di gioco alternativa o delle soluzioni nuove che potessero dare alla squadra nuovo brio. Questo è probabilmente il limite di una formazione che sa giocare, pur bene, in un solo modo e con un unico copione tattico. Il problema più grande, poi, è che quest’unico stile di gioco diventa facilmente prevedibile ed arginabile quando gli interpreti non sono al top della forma. E da questo punto di vista la situazione in casa Napoli sembra disastrosa. Insigne, unico uomo a comando, ieri ha dovuto alzare bandiera bianca difronte ad un problema muscolare. Senza di lui, la resa al cospetto della Juventus è stata totale ed incondizionata. Di Hamsik si è parlato già troppo ed ormai anche le pietre sanno che il suo apporto, dall’inizio della stagione, non è nemmeno lontanamente sufficiente. L’unico che sembra non preoccuparsene è Sarri. Contento lui… Altro personaggio in cerca di autore è Callejòn. Lo spagnolo, senza gli inserimenti che gli vengono precluse da difese accorte come quella della Juventus, perde di qualsivoglia utilità in fase offensiva. Ma anche lui per Sarri è un intoccabile. Zielinski, Rog e Ounas ringraziano. Altro problema, strano a dirsi, è Mertens. Il belga non riesce più a dialogare con i compagni. Se la squadra non riesce a portare la manovra palla a terra a ridosso dell’area avversaria con velocità, il suo apporto è inesistente. Inoltre, costretto dall’infortunio di Milik a giocarle tutte, senza nemmeno un attimo di riposo, è normale che il buon Dries sia in difficoltà dal punto di vista fisico.
Sarri, che fino a pochi giorni fa derideva chi parlava di possibile stanchezza dei suoi, ieri ha ammesso di soffrire per la mancanza di scelte alternative in rosa. Al tempo stesso, però, dice di non interessarsi del mercato. E’ un po’ come dire che uno ha sete ma non gli importi se qualcuno gli compri dell’acqua. Tra lui e De Laurentiis, da questo punto di vista, non so chi abbia più colpe, considerando che l’allenatore dovrebbe essere quello che informa la società delle esigenze della squadra.

Il Napoli, in definitiva, ieri ha dimostrato di non valere le INOPPORTUNE dichiarazioni di pretesa allo scudetto sbandierate sin dall’estate. Una squadra che manifesta certe pretese deve dimostrare ben altro in una partita così importante, al cospetto del proprio pubblico. La Juventus ieri ha dimostrato poca qualità e poco gioco. Questa è un’aggravante per il Napoli, che contro una squadra poco brillante, ma esperta, come quella bianconera non ha saputo mai rendersi seriamente pericoloso. Una botta mentale estrema per tutto l’ambiente, ma che forse serve a tornare con i piedi per terra e a ricordarci i limiti degli azzurri. Di questi limiti dovrà prendere consapevolezza soprattutto De Laurentiis, che se vorrà sperare di mantenere la sua squadra ai vertici della classifica non potrà esimersi dall’investire con forza sul mercato di gennaio, riparando alle mancanze estive e rifornendo i suoi di almeno tre giocatori di livello: un terzino sinistro titolare, almeno un forte esterno d’attacco, ed una prima punta di valore. Non Inglese, quindi, onesto mestierante che col gioco di Sarri non c’entra nulla, se si vuole evitare un Pavoletti-bis. Questo è quello che servirebbe, insieme ad un passo in avanti dell’allenatore dal punto di vista della flessibilità e della lettura delle singole partite. Servirebbe, appunto, ma come l’esperienza ci ha insegnato, nulla verrà fatto perché questa squadra possa ambire agli obiettivi da loro stessi sbandierati. Vero presidente?

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