Che bello, cinque big per uno scudetto: nessuno come l’Italia
PREMESSA
Ligue 1 (16a giornata)
PSG 41, Lione, Monaco e Olympique Marsiglia 32, Nantes 27.
Serie A (15a giornata)
Inter 39, Napoli 38, Juventus 37, Roma 34 *, Lazio 32* (* una partita in meno)
Premier League (15 a giornata)
Manchester City 43, Manchester United 35, Chelsea 32, Liverpool 29, Arsenal 28.
Liga (14a giornata)
Barcellona 36, Valencia 31, Atletico Madrid 30, Real Madrid e Siviglia 28.
Bundesliga (14a giornata)
Bayern Monaco 32, RB Lipsia 26, Schalke04 25, Borussia Mönchengladbach 24, Hoffenheim 23.
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Nessuno come l’Italia. Siamo in crisi, malconci e fuori dai Mondiali, non vinciamo una Coppa dai tempi dell’Inter di Mourinho (2010), possiamo al massimo gioire, forse, se riusciremo a recapitare tutte le squadre in corsa in Champions League ed Europa League alle fasi eliminatorie (è un traguardo? è una consolazione?), ma insomma abbiamo il campionato più equilibrato e coinvolgente di tutta Europa. Anzi di più: bello e divertente, perché no.
Ce la giochiamo con tre, quattro, forse addirittura cinque squadre. Certo sempre in maniera teorica, perché poi alla fine lo scudetto è una brutta bestia che scaccia via quasi tutti, ma insomma un campionato come il nostro non ce l’ha nessuno. (E lo voglio dire subito, da un campionato del genere non aver tirato fuori una nazionale in grado di raggiungere il minimo di una qualificazione mondiale è davvero una bestemmia in chiesa).
Scappano tutte o quasi: il Manchester City in Premier League, il PSG in Francia, il Barcellona in Spagna, il Bayern Monaco in Germania hanno già ammazzato i rispettivi campionati o quasi. In parte perché le squadre più ricche e in grado di disporre dei giocatori migliori se ne vanno, in parte perché molte altre big (vedi il Chelsea o il Real Madrid) hanno problemi di crescita e di continuità dei risultati. In ogni campionato europeo c’è comunque in testa una squadra scontata, già prevista e pronosticata.
In Italia no. Il “mappazzone scudetto” – per dirla alla Bruno Barbieri – potrebbe sembrare indigesto, troppo abbondante e volgare, ma in realtà è una massa informe che ancora deve maturare e lievitare al punto giusto, fino a trovare – si spera il più in là possibile – la squadra che se ne tiri fuori con più forza e classe. Se Roma e Lazio vincessero entrambe i recuperi con Sampdoria e Udinese arriveremmo all’estremo di cinque squadre in quattro punti. Forse non tutte sono in grado di vincere lo scudetto con le stesse probabilità, di certo ognuna è in grado di togliere punti alle altre e causare ulteriori nuovi equilibri e sconquassi in una realtà finora piatta e di assoluto dominio della Juventus.
Se siamo in questa situazione è anche perché la Lazio ha vinto in casa della Juve, l’Inter e il Napoli in casa della Roma e la Juve a sua volta in casa del Napoli. E via così. Cioè nel momento stesso in cui una grande potrebbe dare una mazzata importante al campionato ecco che paradossalmente la riceve in testa. Si era partiti per il solito campionato preda della Juventus e ci siamo ritrovati con il Napoli davanti, con l’Inter del finto umile Spalletti che è finita lassù, la Roma e la Lazio che comunque stanno al gioco. Gli allenatori al momento fanno tutti finta di niente e pensano di trovarsi lì per caso, ognuno rifiuta l’etichetta di favorito, ognuno consegna all’altro la responsabilità della vittoria finale. Luciano Spalletti fino a una settimana fa si arrabbiava addirittura se gli si parlava di scudetto, ma si arrabbia lo stesso e ironizza pesantemente anche con chi non ha mai riconosciuto nell’Inter una grande squadra da scudetto: “Mi dispiace che non ci dicano più che siamo fortunati, è un vocabolo cui ci eravamo affezionati”. E persino Allegri – “Vincere il settimo campionato consecutivo sarebbe un’impresa straordinaria” – consegna il pesante fardello nelle mani di Sarri, che pure si trova con un Napoli un po’ troppo corto e già un pochino consumato dallo stress di questo campionato e che comunque ha già detto che “questa è la Juve più forte di sempre”. Il resto è tutto un gioco, uno scudetto che si gioca sul filo dei gol di Higuain o Icardi, della manovra di Sarri o del turn over di Di Francesco, dei talenti come Milinkovic Savic a disposizione di Inzaghi. E che alla fine rischia di essere deciso dai particolari, da un dettaglio, da un gol alla moviola (Var) giusto o sbagliato.
Ovviamente il tifo populista pensa che l’equilibrio e il rimescolamento delle carte dipenda proprio dalla grande novità del Var che ha sovvertito già parecchi risultati e convinto perfino i più scettici: clamoroso il dietrofront di Buffon, che prima l’ha bocciata e poi promossa. Può forse essere vero per l’Italia, non può certamente essere vero per la Germania – che pure dispone della moviola in campo – perché il Bayern Monaco, non certo l’Hoffenheim, ha sei punti di vantaggio sulla seconda. Chi uscirà alla fine vincente però dal “mappazzone scudetto”. Al di là di qualsiasi considerazione tecnica la maggioranza dei tifosi non ha alcun dubbio (vedi sondaggio via Twitter): la Juventus. Gira che ti rigira, sempre lì finiamo.
fonte: Repubblica.it