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Serie A, le migliori giocate della 16^ giornata

Gli attaccanti del Milan non stanno vivendo un buon momento in campionato. André Silva non ha ancora segnato in Serie A; Cutrone non segna dalla partita in casa contro il Cagliari dello scorso 27 agosto; Nikola Kalinic prima di segnare contro il Benevento una settimana fa non segnava da più di un mese, dalla partita con il Chievo del 25 ottobre, e con quattro gol non sta soddisfacendo le aspettative di molti tifosi. In un microclima come quello in cui cui vivono i tifosi milanisti negli ultimi tempi si fa presto ad arrivare a conclusioni eccessive, per questo su Kalinic e sui suoi compagni di reparto si è letto di tutto. Anche ieri, in una partita molto complicata per la squadra di Gattuso, la vittoria è arrivata grazie alla doppietta di una mezzala, “Jack” Bonaventura. Ma se è giusto pretendere una certa quantità di gol ad ogni centravanti, cercare la sua presenza o meno sul tabellino dei marcatori non è mai il metodo migliore per interpretarne la prestazione né tanto meno per poter pensare di conoscerne le qualità.

Nikola Kalinic ha uno dei giochi di sponda migliori della Serie A, con delle qualità tecniche e una visione di gioco che gli permettono, in alcune situazioni, di trasformarsi in una specie di regista avanzato della squadra. È uno stile di gioco che Kalinic rende è ancora più difficile giocando a due, massimo tre tocchi, e che non gli riesce sempre anche perché in fondo non parliamo di un vero e proprio numero dieci ma pur sempre di un centravanti (e quando non riesce  si espone a brutte figure, con tacchi nel vuoto o passaggi imprecisi). Protegge bene la palla con il corpo, ma Kalinic non ha un controllo tale da poter dribblare l’avversario o portarlo a spasso con la palla, quando riesce a sorprendere i suoi marcatori è sempre per una lettura particolarmente brillante dell’azione e una giocata tecnicamente sofisticata.

Contro il Bologna abbiamo visto almeno tre grandi giocate di Kalinic come regista offensivo: l’assist per il primo gol di Bonaventura, dove oltre a salire in cielo e vincere il duello aereo, schiaccia la palla a terra per facilitare ulteriormente il tiro al compagno (che ha visto con la coda dell’occhio o che “sapeva” sarebbe arrivato in corsa); un tacco per Frank Kessié con il marcatore incollato alla schiena, che oltre a servirgli palla sulla corsa, serve ad aprirgli un corridoio in cui Kessié spinge fino ad arrivare al tiro, proprio portando via il centrale che invano tenta di anticiparlo o fargli perdere palla; e infine, la giocata più assurda di tutte, una specie di sponda di petto con cui prolunga la palla dietro di sé per l’inserimento in profondità di Borini. Se volete potete pensare sia casuale, ma allora perché si sarebbe dovuto piegare in quel modo all’indietro? Ovviamente, si può preferire a Kalinic un qualsiasi attaccante da 15 gol stagionali più o meno sicuri (solo lo scorso anno con la Fiorentina e due volte con l’Hajduk ha raggiunto questa soglia mentale), ma di certo non parliamo di un centravanti banale o inutile nelle giornate in cui non segna.

Fonte: SkySport

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