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Come sta cambiando il Manchester United di Mourinho

Il rombo non dà alcun vantaggio allo United, perché, non attaccando l’ampiezza con i terzini, permette all’Everton di rimanere stretto centralmente. Matic forza quindi la verticalizzazione alta per lo scatto di Lingard, ma l’Everton riesce a intercettare, concedendo solo un tiro dalla distanza su una palla sporca.

La vittoria contro l’Everton, nonostante abbia riportato i tre punti all’Old Trafford, ha in qualche modo confermato la dipendenza Mourinho nei confronti dei suoi giocatori, tra cui pochi, però, brillano per creatività e non con grande continuità. I gol di Martial e Lingard sono arrivati in transizione, che rimane il modo più efficace e quasi l’unico che lo United ha per attaccare la porta avversaria; con questa partita i “Reds” hanno raggiunto il record simbolico, ma indicativo, del maggior numero di cross tentati in Premier League (478), a conferma della loro scarsa fantasia e della necessità di trovare la superiorità in un duello spesso fisico. L’allenatore portoghese, come già raccontato sull’Ultimo Uomo, non sembra avere nessuna intenzione di correggere i problemi di gioco della sua squadra, preferendo attribuire la responsabilità delle prestazioni, ottime o scadenti che siano, ai suoi giocatori.

Mourinho potrà continuare a sperimentare in FA Cup contro il Derby County (squadra di Championship) e poi avrà 10 giorni prima di una nuova partita in Premier League. Presto dovrebbe tornare Lukaku e magari dal mercato di gennaio arriverà qualche innesto importante (si parla di Lucas dal PSG). Il secondo posto in campionato sembra comunque un piazzamento più che alla portata per lo United in questa Premier League (in cui ha perso solo tre volte in tutto finora), ma è arrivato il momento di cominciare a chiedersi come se la caverà lo United contro le squadre che è destinato prima o poi a incontrare nelle fasi finali di Champions League. Contro squadre come Real Madrid, Barcellona, Juventus, riuscirà ancora a imporre il proprio contesto tecnico e fisico?

Come ha già detto Wenger qualche anno fa, Mourinho sembra essere ormai più spaventato dal fallimento che attratto dalla vittoria. E in quest’ottica, e solo in questa, la Champions League di quest’anno è l’unico trofeo con cui potrebbe aggiungere un capitolo glorioso alla sua leggenda, ma potrebbe rivelarsi anche, solo, un brutto finale per una delle storie più affascinanti degli ultimi vent’anni di calcio.

Fonte: Sky

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