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Malagò sarà commissario Figc. Nicoletti o Fabricini alla Lega serie A

ROMA – Giovanni Malagò sarà il commissario della Figc, Costacurta (o Albertini) uno dei suoi vice. Due i nomi in ballo per il commissario della Lega Serie A al posto di Tavecchio: Roberto Fabbricini, braccio destro di Malagò, e l’avvocato Paolo Nicoletti, stimato sia dallo stesso Malagò che dal ministro Lotti, che avrebbe il gradimento dei presidenti delle società perchè già a conoscenza di tutte le problematiche e in grado di gestire la difficile partita dell’assegnazione dei diritti tv. Si riparte così da zero. Dalle macerie del calcio.

”Non posso dire nulla, c’è una Giunta fissata per giovedì”, il dribbling di Giovanni Malagò dopo la fumata nera di ieri. Sarà lui il commissario Figc, non può esimersi, troppo grave la situazione del nostro calcio. Malagò prende tempo, ma le idee le ha chiarissime da tempo, ormai. “Cosa mi ha colpito sui giornali questa mattina? Devo dire la verità e potete non crederci, ma sono stato con le mie figlie e non ho letto nulla”: una piccola bugia, nessun dubbio che sia stato con le sue gemelle, ma di sicuro i giornali li legge all’alba, e quando arriva al Coni, verso le 8,30, sa già tutto. Il n.1 dello sport ha aperto stamane i lavori del forum ‘Sport Integrity’ al Salone d’onore del Coni: “Qui l’argomento è uno solo – ha detto Malagò – cosa vuole fare lo sport? Dove vuole andare il nostro mondo? Dobbiamo capire cosa può fare per migliorare il livello della vita delle persone dando l’esempio, anzi dando il buon esempio. Di integrità dello sport se ne parla molto, ma bisogna accompagnare le dichiarazioni ad esempi concreti, sul campo. Lo sport non è di nessuno, è di tutti, e quando si portano avanti vicende e battaglie personalistiche abbiamo perso”. Il discorso, ovviamente, vale per tutti le discipline. Calcio incluso. Tempo fa, salendo la scalinata verso il suo ufficio al primo piano, con i suoi due splendidi labrador, Malagò ci diceva: “Non vorrei che andassero a sbattere…”. Si riferiva, ovviamente, a “quei signori” del calcio che sono stati abilissimi ad andare a sbattere. Di sicuro, Malagò non se lo augurava. Lo temeva. Lo temeva perché li conosce, “è un mondo che litiga ma che si è compattato come un monolite quando ho detto che li avrei commissariati” (intervista a Il Foglio, 13 dicembre 2017). “I sondaggi dicono che il 91 degli italiani vorrebbero che la Federazione fosse commissariata”. Sempre da quella intervista, a chi gli chiedeva quale caratteristiche deve avere il commissario rispondeva così: “Non deve essere portare degli interessi particolari”. Malagò giovedì terrà la Giunta Coni, sabato parte per i Giochi invernali dove dovrebbe restare sino al 25 febbraio. Ma anche dalla Corea si terrà in contatto con i suoi a Roma, ci saranno due o tre subcommissari in Figc. E’ il momento di lavorare, le polemiche servono a niente. Ieri girava voce, a Fiumicino, che ci sarebbe stato un disegno del Coni per fare saltare tutto, qualcuno sosteneva che Malagò fosse in combutta coi calciatori. “Nessuna regia del Coni per arrivare al commissariamento”‘.

Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, rifiuta questa tesi. “Chi mi conosce sa che sono abituato a fare ciò che dico – spiega a ‘6 su Radio 1’ – Ho avuto la possibilità di incontrare Tommasi e Sibilia e ogni volta ho cercato di portarli a un ragionamento di unità, di larga condivisione, su questa elezione che poteva vedere la Federazione riformata dall’interno”. “Quando si arriva a una mancata elezione è una sconfitta di tutti, non va bene. Sapevamo che la situazione era questa, ora vediamo quale sarà la decisione della Giunta del Coni che si riunirà giovedì”. Così il ministro dello sport, Luca Lotti. “Questa, ora, è l’occasione per il calcio di ripartire da zero e riscrivere anche una parte di quelle regole che hanno portato a questo stallo. Bisogna dare un nuovo impulso al movimento del calcio in Italia”. In merito ai prossimi passi da compiere, Lotti sottolinea che “il governo ha fatto una parte del lavoro ed è pronto ad ascoltare e a mettersi a disposizione di chi avrà il compito di far ripartire il calcio italiano”. “Io -aggiunge- credo sia giusto ripartire dal basso, da come si insegna e si riorganizza il mondo del calcio. Probabilmente qualcosa nelle regole va cambiata, perché se siamo arrivati a questa situazione di stallo uno dei problemi è anche legato allo Statuto. Non voglio anticipare il compito di uno o più commissari, ma non possiamo far finta che niente sia successo e che tutto vada bene, dobbiamo utilizzare questo tempo per aiutare veramente questo movimento”.
 
Il nuovo ct, al posto del fallimentare Ventura, sarà Roberto Mancini: ora è allo Zenit di San Pietroburgo ma vuole scappare dalla Russia, da un campionato dove le squadre di Mosca hanno troppo potere su tutto e su tutti (ci siamo capiti…). Il dg Uva ha già accantonato un tesoretto, i soldi in Figc ci sono: circa 5 milioni all’anno. Saltasse Mancini, ma è poco probabile, ecco Conte, che tornerebbe volentieri, o Ranieri, pronto a lasciare il Nantes anche domani. Ancelotti resta un miraggio, almeno per ora. Traghettatore comunque sarà Gigi Di Biagio, stimato da Malagò. La tragica giornata di ieri ha decretato intanto anche la quasi certa fine dell’era Tavecchio. Si è preso gli applausi dell’assemblea, si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe, attaccando Malagò ma, proprio perché c’è Malagò, ora le possibilità che Tavecchio riesca ad essere eletto presidente della Lega di A sono ridotte al lumicino. Il Tav potrebbe restare alla guida di Dilettanti Srl e Dilettanti Immobiliare, le due cassaforti di Piazzale Flaminio che danno potere e anche qualche soldino (circa 50.000 euro lordi all’anno). Sempre che Sibilia sia d’accordo, per ora comunque non gli ha revocato gli incarichi.

Commissario a Milano dovrebbero essere come detto Fabbricini che da marzo sarà anche il nuovo presidente di Coni Serbizi, con Carlo Mornati segretario generale del Coni o Paolo Nicoletti, che ha buone possibilità di essere eletto poi dai presidenti quando si decideranno a votare. Michele Uva resta direttore generale in Figc, anche perché lì lo ha “spinto” anni fa Malagò e di lui si fida ciecamente. E poco importa se a qualche dirigente non sta simpatico, contano i risultati. Il lavoro da fare è enorme. A Roma come a Milano. C’è la riforma dello statuto, quella dei campionati (A a 18 e B a 20, poi il ritorno al semiprofessionismo), la Lega di A che chiede più peso elettorale (conta solo per il 12 per cento), il rilancio dei vivai, il tentativo di mettere un freno all’invasione straniera, la lotta alla violenza e al razzismo, la riforma della giustizia calcistica (ridicola in alcune sue sentenze). Basta con gli amici degli amici. Malagò spazzerà via tutto.

Fonte: Repubblica.it

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